Broadchurch 2x08 (finale di stagione) - La recensione

Lascia l'amaro dell'insoddisfazione in bocca il finale di Broadchurch, che conclude una seconda stagione opaca a paragone della prima

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Broadchurch tornerà. Ebbene sì. Al termine di una seconda stagione che ha riscosso un successo indubbiamente tiepido se comparato all'acclamazione vox populi riservata alla prima, la serie firmata da Chris Chibnall è stata rinnovata per una terza tranche di episodi che ci auguriamo possano restaurare gli errori emersi in questo finale.

La storia, per carità, arriva a conclusione: le due linee narrative principali - il processo a Joe Miller e i delitti di Sandbrook - trovano non solo risoluzione, ma accurato approfondimento e ricostruzione analettica. Se a questo aggiungiamo la splendida performance offerta da tutto il cast, Tennant e Colman in primis, risulta difficile poter bocciare l'episodio; ma la promozione non avviene senza riserve, laddove il finale della prima stagione aveva lasciato il pubblico preda di un mix memorabile di entusiasmo e angoscia.

La risoluzione del caso Sandbrook, anzitutto, risulta non solo priva di autentici colpi di scena, ma addirittura improbabile; possono due coniugi totalmente innocenti - Lee e Claire Ashworth - far fuori una bambina totalmente innocente perché timorosi di essere ingiustamente accusati di un delitto di cui sono totalmente innocenti? Perdonate la reiterazione, ma è resa necessaria dalla macchinosità della trama. Insomma, siamo lontani anni luce dallo shock che aveva procurato la confessione di Joe Miller due anni fa. Ma anche in assenza di quel fulgido termine di paragone, gli ingranaggi del caso Sandbrook sembrano incastrarsi a fatica e patire il peso di una costruzione drammaturgica per certi versi grossolana.

Dall'altro lato, abbiamo un'altra questione spinosa: il verdetto del processo Miller. Diciamo la verità, nessuno poteva realmente covare dubbi sul fatto che l'imputato sarebbe stato dichiarato innocente - una sentenza di colpevolezza avrebbe sostanzialmente reso inutile l'intero arco narrativo della seconda stagione. Ciò che sorprende - e non in senso positivo - e la riconciliazione tra i due avvocati, Bishop e Knight, contrario a ogni coerenza psicologica finora mostrata. La ferrea morale della seconda sembra improvvisamente volatilizzarsi senza una specifica ragione, per scendere a patti con la prima in nome di una voglia di lavorare che non necessitava certo di macchinose pacificazioni. Va detto, tuttavia, che la terza stagione appena annunciata potrà forse gettare una luce chiarificatrice sulle bizzarre dinamiche tra le due donne, e donare al loro rapporto di amore/odio una maggiore verosimiglianza.

Dal tribunale giuridico a quello umano, il salto è breve: e la vendetta degli abitanti di Broadchurch su Joe Miller è forse il motivo d'interesse maggiore di questo finale, dove finalmente ritroviamo il cuore dei nostri protagonisti, quel cuore che aveva contraddistinto la prima stagione e che era stato messo in ombra dal sovraffollato paesaggio di storyline sovrapposte in questa seconda stagione. Riconosciamo Beth e la sua fermezza, e a farle corona Ellie e Mark. Ci regala un senso di ordine, questa resa dei conti tra Joe e la comunità che non potrà mai perdonarlo, non tanto per il delitto di Danny, ma per non avere avuto quel "minimo di umanità" necessario per assumersi le proprie responsabilità e pagare per la propria colpa. La punizione di Joe arriva dall'alto, attraverso la mano del reverendo Coates, e ha il sapore di una sconfitta emotiva che lenisce la scottatura dell'ingiusta assoluzione in corte.

In conclusione: per quante falle possa aver mostrato nel corso degli episodi, per quante aspettative abbia tradito con la sua pasticciata stratificazione, Broadchurch ha certamente ancora qualcosa da dire. I suoi protagonisti Hardy e Miller - diamo per scontato che le vicende della famiglia Latimer saranno accantonate definitivamente nella prossima stagione - hanno ancora qualcosa da dire. Speriamo solo che Chibnall sappia dar loro voce con la stessa sensibilità che gli abbiamo visto tirare fuori nei migliori momenti di questi nuovi episodi, e che l'efficacia narrativa venga nuovamente ricercata attraverso il rigore e la qualità piuttosto che attraverso la quantità di storie e storielle intrecciate. Less is more, caro Chibnall, ed è una lezione che abbiamo imparato proprio da te. Non tradire la parte migliore della tua scrittura.

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