Broadchurch 2x07 - La recensione
A un passo dalla fine, Broadchurch stringe il cerchio attorno agli indiziati di Sandbrook per distrarre da una conclusione che rischia di scontentare tutti
Ebbene, a due anni di distanza, Chris Chibnall ritenta il giochino, chiudendo il settimo episodio sul silenzio successivo alla fatidica domanda: "Ritenete l'imputato colpevole o innocente?" Piace vincere facile, all'autore inglese, e la tensione generata dall'interrogativo sfocia nel frustrato disappunto di fronte alla prospettiva di dover attendere ancora una settimana per sapere quale sarà la sorte di Joe Miller (Matthew Gravelle), accusato dell'omicidio del piccolo Danny Latimer.
Forse per compensare i numerosi problemi della linea narrativa legata al caso Latimer, gli autori preferiscono in questo settimo episodio privilegiare la storyline del delitto (o delitti?) di Sandbrook. Anche qui, duole constatare una certa grossolanità a livello di scrittura: fidanzati stalker, tentativi di suicidio, figli abortiti che saltano fuori all'improvviso come meri espedienti, assieme a improbabili prese di coscienza da parte di personaggi che, finora, avevano dimostrato una pressocché assoluta mancanza di scrupoli. Fa quasi sorridere che, dopo due anni di pressioni da parte di Alec Hardy, la goccia che fa traboccare il vaso di Claire Asworth (Eve Myles) spingendola a consegnare ad Hardy le prove trafugate anni prima è una chiacchierata di pochi minuti con il Reverendo Coates (Arthur Darvill). Alias, per lei, un illustre sconosciuto.
Certo, da una penna che aveva regalato al mondo un gioiello di rara bellezza come la prima stagione, era legittimo aspettarsi qualcosa in più di un compitino svolto con diligenza ma fondamentalmente privo del mordente tanto ammirato nel 2013. Manca ancora un episodio alla conclusione, lungi da noi voler emettere un verdetto precipitoso: ma stando così le cose, qualche previsione si può iniziare a formulare. E, con buona pace di Chibnall, i pronostici non sono dei più confortanti.