Broadchurch 2x01 - La recensione
Broadchurch, il thriller drammatico con David Tennant e Olivia Colman, dà il via a una seconda stagione che promette di capovolgere le scoperte della prima
Difficile, per chi ha seguito la vicenda sviluppatasi attorno all'omicidio del piccolo Daniel Latimer, immaginare un seguito all'altezza di quanto mostrato nella prima stagione, climax mirabile verso lo sconvolgente episodio finale. Eppure, a giudicare da questa prima puntata, le alte aspettative di chi è rimasto fiduciosamente appeso a quel "Broadchurch will return" apparso sullo schermo quasi due anni fa potrebbero essere soddisfatte.
Si ritorna a parlare del caso Latimer, si riporta alla luce ciò che si pensava seppellito per sempre - non solo metaforicamente. In questo contesto di dolore e disorientamento, si muovono i due protagonisti della serie: il detective Alec Hardy (David Tennant) e l'ex collega Ellie Miller (Olivia Colman). Due vite segnate, il primo ancora alle prese con il fantasma di un caso mai risolto le cui ombre si proiettano sul futuro dell'intera comunità di Broadchurch, la seconda reduce dal trauma dell'arresto del marito e vittima del conseguente ostracismo da parte di buona parte dei compaesani. Entrambi si ritroveranno ancora sulla stessa barca, complice la protezione di Claire Ashworth (Eve Myles), testimone chiave nel caso di Sandbrook cui Hardy aveva lavorato prima dell'arrivo a Broadchurch; caso a cui, non per sua colpa, deve anche il declino della sua carriera. E proprio colui che Hardy ritiene colpevole dei delitti di Sandbrook, Lee Ashworth (James D'Arcy), si presenta a Broadchurch, apparentemente armato delle peggiori intenzioni nei confronti della moglie Claire e del detective. Come se non bastasse, non è difficile cogliere alcuni indizi rivelatori sulle aggravate condizioni di salute del buon Alec. Si preannunciano tempi difficili per il nostro protagonista.
La storyline strettamente giudiziaria consente l'ingresso di due nuovi volti nel cast: Marianne Jean-Baptiste e Charlotte Rampling, impegnate nei ruoli contrapposti di Sharon Bishop e Jocelyn Knight, due legali - ex colleghe - impegnate rispettivamente nella difesa e nell'accusa nel processo a Joe Miller. Se dobbiamo tener fede al simbolismo dei nomi (bishop e knight sono i nomi inglesi di alfiere e cavallo, pezzi degli scacchi), la partita tra le due agguerrite rivali si preannuncia all'ultimo sangue. La virata della trama verso il thriller giudiziario è una scelta coraggiosa, che ci auguriamo renda ugualmente avvincente l'intreccio di questo sequel.
La regia torna in mano a James Strong, che aveva già diretto cinque episodi della prima stagione, e conserva il proprio gusto visivo al servizio delle grandi performance degli attori, non trascurando però di carezzare ancora una volta il brumoso paesaggio del Dorset, in cui è sito l'immaginario villaggio di Broadchurch.
David Tennant e Olivia Colman continuano la loro impressionante staffetta, in un duello di talento che già da solo costituisce ragione d'interesse per questa seconda stagione. E il resto del cast di comprimari non è certo da meno, e garantirebbe l'attenzione del pubblico anche in presenza di una sceneggiatura più superficiale. Ma la scrittura di Chibnall non delude, e promette molto per i prossimi episodi: l'esumazione del corpo del piccolo Daniel, alla fine dell'episodio, è l'incontrovertibile simbolo di una tragedia che sembrava destinata a una placida archiviazione e che, invece, ha dato il via allo scoperchiamento di una fossa dei serpenti ancora tutta da scoprire.