Brigador, la recensione

Potenti mech contro la dittatura: la recensione di Brigador

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Bastano un paio di sgambettate sul primo campo di battaglia e la mente corre velocissima lì: gli AT-ST di Star Wars. Proprio nei pressi dell’universo immaginato da George Lucas o, se siete ancor più fortunati, poco oltre: Futur Cop: L.A.P.D., indimenticato e indimenticabile titolo per la prima PlayStation, pubblicato nel 1998, anno in cui era ancora possibile sperimentare anche in ambito console, magari con un prodotto dichiaratamente scanzonato, per non dire trash. All’epoca, anche in assenza di stick analogici, l’unico obiettivo era quello di aggirarsi per scenari di ragguardevoli dimensioni, ai comandi di un mech armato di tutto punto, sparando a vista a qualsiasi cosa si muovesse. C’era una Los Angeles in rovina, il crimine dilagante, ovviamente la licenza di uccidere, un robottone che, all’occorrenza, poteva agilmente tramutarsi in un’auto certamente meno a suo agio nel combattimento, ma più veloce e adatta per coprire ampie distanze.

Future Cop: L.A.P.D. presidia un posto speciale nei cuori di chi ebbe la fortuna di incontrarlo e amarlo, magari in compagnia di un’insostituibile compagno che gli desse manforte nella campagna principale. Brigador, proprio per questo, nei confronti del videogiocatore nostalgico, parte avvantaggiato, affondando le radici del suo gameplay nello stesso immaginario, facendo leva su corde estremamente simili.

[caption id="attachment_158618" align="aligncenter" width="508"]Brigador screenshot 1 Purtroppo le schermate dei menù non brillano certo per chiarezza. All’inizio è davvero complicato distinguere le (poche) voci con cui si può interagire da tutto il resto.[/caption]

Non c’è Los Angeles a fare da sfondo a questa carneficina mascherata da lotta per la libertà, ma il clima è praticamente identico. Nonostante la trama faccia affidamento solo su striminzite e poco ispirate didascalie, il setting è la desolante Solo Nobre, in un futuro imprecisato. Il Grande Leader, che fa rima con 1984, è deceduto, lasciando che i fuochi della ribellione, da sempre tenuti a bada da un regime dittatoriale e violento, divampassero con insospettabile potenza. Guai ad aspettarsi uno sparuto gruppo di rivoltosi alle prime armi e male equipaggiati. Chi spera di rovesciare il governo usando l’arma della guerriglia deve essersi evidentemente preparato per anni, visti i tanti soldi che ha da investire in tecnologia all’ultimo grido e preparatissimi mercenari. Nessuna battaglia campale su larga scala. Toccherà a voi, di volta in volta, vestire i panni dell’eroe solitario di turno, con l’obiettivo di abbattere edifici e fabbriche del nemico, stando ben attenti, al contempo, a salvare la pellaccia.

La visuale è isometrica e inizialmente si fa una gran fatica a digerire l’ostico sistema di controllo. Il mouse, come in un twin stick shooter, gestisce il fuoco, ma arma primaria e secondaria hanno gittate differenti, rendendo difficilmente leggibile l’intricato schema di linee di diverso colore che dovrebbero indicare l’effettiva mira di ciascun cannone. Tramite tastiera, invece, potrete direzionare il robot, ma anche in questo caso non mancano alcune perplessità.  Il tentativo di rendere Brigador un mech-simulator all’acqua di rose non si palesa solo nell’imperativo di gestire al meglio energia e munizioni rimanenti: ogni tipologia di mezzo gode di un sistema specifico con cui impartire i comandi. Gli hovercraft, ad esempio, sono più agili e diretti. I carri armati, al contrario, necessitano di complesse manovre per direzionare nel verso giusto i cingoli.

[caption id="attachment_158620" align="aligncenter" width="508"]Brigador screenshot 2 Poco a sorpresa, ogni tipologia di mech gode di parametri di attacco e difesa specifici. Anche i piloti, dal canto loro, contribuiscono con bonus di varia natura.[/caption]

La presenza di mech dotati di caratteristiche e arsenali esclusivi rende certamente il tutto più intrigante. Inoltre, spendendo il denaro accumulato, potrete ulteriormente personalizzarli e adattarli al vostro stile di gioco. Tutto ciò si traduce in un’inaspettata profondità, che tuttavia non cancella del tutto le controversie di un sistema di controllo immotivatamente ed eccessivamente ostico, soprattutto sulle prime, soprattutto in certi frangenti in cui verrete puntualmente e letteralmente circondati su ogni lato da soldati e robot nemici.

"A discapito di una certa macchinosità di fondo, Brigador vive di ritmi spesso forsennati"

A discapito di una certa macchinosità di fondo, Brigador vive di ritmi spesso forsennati, in cui una blanda esplorazione dei dintorni, lascia sempre spazio a furiosi e intensi scontri a fuoco. Missili, mitragliatrici, raggi laser e attacchi corpo a corpo possono radere al suolo un intero quartiere in una manciata di secondi, ridurre in poltiglia un organizzatissimo plotone corazzato, sterminare un impavido esercito di soldati appiedati. Si vive di grandi alti e qualche basso; di momenti di pura esaltazione, nel distruggere qualsiasi cosa compaia all’orizzonte, e qualche attimo di frustrazione, per un game over dovuto alla difficoltà mediamente alta, oltre che ad un sistema di controllo non sempre all’altezza.

[caption id="attachment_158619" align="aligncenter" width="508"]Brigador screenshot 3 Nonostante la totale assenza di rallentamenti in qualsiasi situazione, Brigador mostra il fianco a qualche bug. Il più fastidioso è quello che coinvolge il sistema di mira che, in rare occasioni, va completamente in tilt.[/caption]

Inutile però girarci attorno: parliamo di un gioco che vuole fare breccia su un pubblico cresciuto a pane, cartoni animati giapponesi e film di fantascienza. Pur in mancanza di qualsivoglia orpello estetico, l’art design strizza l’occhio a Blade Runner, ad Akira, a Il Quinto Elemento. Il gameplay, dal canto suo, tende ad un equilibrio tra la complessità delle opere più moderne e quella genuina accessibilità che andava tanto in voga in certe produzioni degli Anni ’90.

Brigador è in parte anacronistico, in parte penalizzato da alcune ingenuità. Sopra ogni dubbio è un gioco in grado di divertire e appassionare, esaltare e stimolare. Non è certamente consigliato a tutti, ma se vi siete sempre chiesti come potrebbe compiersi una rivoluzione a bordo di potenti mech, o se da anni sperate inutilmente in un seguito di Future Cop: L.A.P.D., allora amerete sicuramente la piccola creatura di Stellar Jockeys.

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