Bride Wars - La mia migliore nemica

Due grandi amiche si ritrovano ai ferri corti quando si contendono un ambito posto per i loro matrimoni. Inizio lento, meglio nella seconda parte, per un prodotto medio con Kate Hudson e Anne Hathaway

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Recensione a cura di Adriano Ercolani

TitoloBride Wars - La mia migliore nemicaRegiaGary Winick
CastAnne Hathaway, Kate Hudson, Bryan Greenberg, Chris Pratt, Steve Howey, Candice Bergen
Uscita20 febbraio 2009 

Sulla scia del filone di commedie nuziali che ultimamente sta proponendo il panorama cinematografico hollywoodiano – vedi i recenti successi dei non indimenticabili 27 Volte in bianco e Un amore di testimone – ecco arrivare una nuova produzione specificamente mirata verso il pubblico prettamente femminile, ideata e confezionata per quel tipo di pubblico che sa tutto di moda ed in Tv non perdeva una puntata di Sex & the City.

A combattere la guerra delle cosiddette “Bridezilla” le due nuove star della sophisticated comedy americana, Kate Hudson e Anne Hathaway, che si muovono sinuose in un lungometraggio che ci mette molto, davvero troppo, a partire: il settino della storia, le definizioni delle psicologie dei personaggi, il prologo che deve dare il contesto alla vicenda, sono eccessivamente lunghi, prolissi; l’effetto che ne viene prodotto è un lungo, costante ammiccamento al pubblico consumatore, che si trova di fronte un interminabile spot di abiti griffati e le ultime novità dell’alta moda in fatto di borsette o I-Pod.

Poi finalmente il conflitto che da la trama principale ed il titolo al film parte, e tutto ad un tratto ci si inizia divertire; il ritmo della narrazione aumenta, si fa più serrato, e le gags che compongono la parte più riuscita dell’opera funzionano a dovere, pur non regalando al pubblico nulla di particolarmente originale. Bride Wars inizia dunque a funzionare quando anche la Hudson e la Hathaway possono cominciare a muoversi sui binari più consolidati della commedia di situazione:  la prima sfodera una grinta evidentemente genetica che le proviene da un’icona incontrastata del genere, sua madre Goldie Hawn; la Hathaway invece conferma sempre più di star attraversando una maturazione soprattutto fisica che ne aumenta la carica sexy, e non di poco (si veda ad esempio una scena “bollente” di ballo).

Classico esempio di prodotto medio destinato a un risultato al botteghino non eclatante – il film è costato solo 30 milioni di dollari, a fronte di un incasso che sol negli Stati Uniti ha già sfiorato i 60 milioni – Bride Wars mantiene esattamente quello che promette, e cioè un tipo di intrattenimento diretto ad un target molto preciso, forse troppo per coinvolgere lo spettatore medio. Sotto il profilo dell’attenzione agli stilemi, ai canoni del genere, il film di Gary Winick si muove tutto sommato agile ed efficace; una maggiore attenzione a determinati equilibri narrativi non avrebbe nuociuto, soprattutto nella prima parte del film, ma nel compenso la seconda non viene inutilmente allungata da eccessive melensaggini ed eccessi di retorica buonista. Bride Wars non rimarrà di certo scolpito nell’immaginario collettivo legato alla commedia sofisticata hollywoodiana, ma si lascia vedere, riesce a conquistare qualche buon momento di spettacolo intelligente, ed arriva alla fine senza provocare la sgradita sensazione di aver sbagliato a sedersi sulla poltrona per assistere allo spettacolo.

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