Brendon 100: La notte degli addii, la recensione

Si dice addio solo quando si muore, ci ha insegnato Brendon D'Arkness e così per lui sarà un commiato solo sul bimestrale ma rivivrà in speciali a colori

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Brendon chiude in tripla cifra tonda. Il malinconico e solitario cavaliere di ventura creato da Claudio Chiaverotti esordì diciassette anni fa con l'albo: Nato il 31 Febbraio. Era disegnato da Massimo Rotundo e la copertina era realizzata da Corrado Roi; ora i due artisti si ritrovano a ruoli invertiti per questo numero 100: La notte degli addii. Qui scopriamo che il nostro eroe ha una famiglia e si è ritirato da tempo dalla mischia proprio per dedicarsi alle persone che più ama, sua figlia Daisy e sua moglie Florence. Ma il richiamo all'azione e all'avventura è irrefrenabile, guidato da un ricordo sopito per tutto questo tempo, deve abbandonare le sue donne per capire se il racconto di una sua vecchia conoscenza è solo una frottola o l'insperata possibilità di soddisfare uno dei suoi più grandi desideri. Al Tempio dell'Ultima Paura affronterà una partita a scacchi tutta speciale, contro i demoni dell'inferno, per riportare in vita almeno per un giorno, una persona a lui molto cara e parallelamente incrocerà la strada con un assassino che vuole la sua morte.

"Si dice addio solo quando si muore", ci ha insegnato Brendon D'Arkness, così per lui sarà un commiato solo sul bimestrale che trova la sua conclusione definitiva, ma rivivrà in una serie di speciali a colori. Non possiamo che gioirne, perché quello di Chiaverotti è forse il più inconsueto e azzardato personaggio dell'era contrassegnata da Sergio Bonelli, un fumetto che ben si sposa con le posizioni ora molto più aperte della casa editrice milanese ma che forse per un pizzico di fortuna in meno, non ha incontrato il successo che meritava. Soggetti complessi e incantevoli come l'amata di sempre, Anja O'Flanagan, la bellissima "Lacrima di Tenebra" o una passerella di nemici degni di quelli di Batman, forse a loro ispirati, come Lo spaventapasseri sullo squalo o Andy, compongono un quadro variegato e insolito, dove la fantasia diventa sogno e incubo, i veri padroni della scena. Perché questa è la dimensione di Brendon, quella onirica; sfogliando le pagine dei suoi albi sembra ogni volta di oltrepassare l'armadio descritto da C. S. Lewis ne Le Cronache di Narnia. Complice imprescindibile di quest'atmosfera, lo stile unico, inconfondibile di Corrado Roi. Molti sono i disegnatori di valore che si sono avvicendati sulla testata, da Rotundo a Giuseppe Viglioglia, da Cristiano Spadavecchia a Lola Airaghi, da Giuseppe Franzella a Giuseppe Ricciardi. Ma solo grandi maestri come Roi o Esteban Maroto sono stati capaci di esaltare la magia di un genere così complesso come quello del fumetto di Chiaverotti, dove Fantasy, Fantascienza, Horror e Noir si fondono per dar vita a una nuovo universo narrativo.
A fine anno, parola dell'autore, conosceremo il suo prossimo progetto in cui è coinvolta anche l'Airaghi da quanto reso pubblico finora. Tutti i fan e i nostalgici di quello strano medioevo gotico e distopico, però, attendono con ansia gli speciali a colori di Brendon.

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