[Roma 2012] The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 2, la recensione
Arrivata alla fine la saga cinematografica di Twilight rialza il tono, evita la noia, trova un nuovo arco narrativo e porta avanti una trama immobile da almeno 3 film...
In una saga caratterizzata da pessimi adattamenti, mancanza di ritmo, cattiva recitazione e una generale trascuratezza, la chiusura, se non altro, non peggiora quanto abbiamo già visto ma regala un minimo di coerenza e (addirittura!) una sorpresa in linea con l'idea di fondo degli inizi.
Concentrando così tanto una parte di storia il risultato è un film se non altro dinamico, che presta il fianco a qualche novità e indugia molto meno (ma non per nulla) nel ridicolo.
L'arco narrativo che la serie tiene in sospeso dall'inizio (cioè le barriere che ostacolano l'amore tra i protagonisti) è ormai concluso e questo libera la saga dalla sua ammorbante ripetitività, costringendola ad aprirne un altro (quello per l'appunto della figlia) più breve che si esaurisca in un film solo.
Eppure a voler leggere la storia di tutti i film sotto la chiave religiosa (un esercizio ben più teorico), solo con questo quinto capitolo si può davvero dire concluso quello che a tutti gli effetti è il processo di conversione e integrazione promesso dall'inizio. Bella già nel film precedente è diventata vampiro, cioè si è convertita ed è ora pari dell'uomo che a questo punto (e solo ora) può amare al pari della sua comunità, tutti sotto lo stesso tetto e con le medesime abitudini proprio come una vera comunità separata dagli altri. Partecipa ai loro riti (la caccia) e alle loro battaglie (gli scontri con i Volturri) e soprattutto cresce una bambina che è figlia sua quanto della comunità stessa che se ne prende cura in maniera non dissimile dalla madre.
Per quanto sia sempre stata e rimanga in ogni momento l'unica protagonista della seria, Bella è comunque sottomessa non tanto ad un uomo (che anzi sceglie e vuole fortemente) ma al suo universo di valori e scelte di vita, cui si deve piegare in toto, anche rinunciando alla vita passata. Questo, invece che essere fonte di frustrazione e dolore, come capita nella maggior parte delle storie, è anzi l'unico viatico per una felicità che viene ossessivamente ripetuto essere "eterna".
Una nota finale: tra i lunghi titoli di testa, un lungo "rvm" finale e i lunghi titoli di coda, il sospetto che si potesse condensare la storia del quarto romanzo in un unico film trova la sua conferma...