Breaking Bad 5x11 "Confessions": la recensione

Solito straordinario episodio di Breaking Bad, che segna l'ennesimo punto di non ritorno verso il finale della storia

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Circondato da un'inquietante oscurità che pare divorarlo, il corpo sprofondato in un'espressione contrita e sofferente, rivolto ad uno o più spettatori invisibili, Walter White e il suo ultimo monologo sembrano davvero assumere la forma del pentimento di un peccatore in un buio confessionale. Ma è solo l'ombra di un istante, prima che da quella stessa oscurità una nuova forma di male, l'ennesimo colpo di coda di un predatore che più pare messo all'angolo e più trova la forza di difendersi, emerga per investire chi fino ad un momento prima si illudeva di aver ottenuto un vantaggio. Sconfiggere Heisenberg sembra ormai un compito impossibile per chiunque: in troppi ci hanno provato e sistematicamente, pur partendo da un'apparente situazione di superiorità, sono stati eliminati. Arrivati a questo punto quindi è la stessa scrittura della serie che quasi pare entrare attivamente in gioco, come fosse uno dei contendenti, come se reclamasse di per sé per un rinnovato senso di giustizia una conclusione degna per la storia, e l'unica soluzione possibile sembra essere un'indistinta disfatta per ogni personaggio coinvolto.

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A questo proposito l'improvvisa, provvidenziale, sistematica presa di coscienza di Jesse di uno degli eventi più traumatici della storia di Breaking Bad, del peggior segreto – ma non l'unico – che il suo caro mentore "Mr. White" gli ha tenuto nascosto, potrebbe far storcere il naso a qualcuno. Ma Breaking Bad non è mai stato uno show "realistico" in senso stretto. La serie ha da sempre respirato la tensione emotiva che si crea tra gli archetipi che sono i suoi personaggi, il surreale combinarsi di situazioni estreme a metà strada tra il cinema di Tarantino e quello dei fratelli Coen, il clima da tragedia imminente che si nutre di se stessa e delle ossessioni dei protagonisti. Se nelle stagioni precedenti la devastazione delle puntate finali veniva preceduta da un ritmo più lento, di preparazione, la classica "quiete prima della tempesta", in queste sedici puntate il ritmo si è notevolmente alzato, la velocità è aumentata e la combinazione tra gli elementi si è fatta imprevedibile.

Il discorso secondo il quale in Breaking Bad nulla accade per caso è stato più volte tirato in ballo. Semplicemente la serie non sarebbe mai potuta finire senza che i segreti di Walt per Jesse venissero fuori e avessero un impatto sulla trama e lo show, coerentemente con se stesso, li ha fatti esplodere nella maniera più inaspettata e carica di tensione. Se dovessimo trovare una tematica ferma in questo episodio sarebbe il rapporto tra la pena e la colpa, il peccato e la punizione, la luce e l'ombra. Ed è singolare notare, ma forse è solo autosuggestione, come nell'episodio i momenti di verità, le vere confessioni – come Jesse che urla nel deserto o capisce la realtà aspettando il passaggio – si svolgano alla luce del sole mentre le false confessioni – Walter davanti alla telecamera, Walter che parla con Jr., Walter a cena con gli altri – siano tutte circondate dall'ombra o dal buio.

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Arrivati a questo punto immaginiamo di tenere sotto pressione tre grandi sottotrame (Hank, Jesse e il cartello della droga) che ribolliscono, che si incrociano, che si combinano e che, molto presto, faranno saltare il coperchio definitivamente. A differenza degli altri anni il ritorno ad un equilibrio, per quanto precario, non è contemplato. Fiotti di vapore escono improvvisi e ci annunciano che nulla può più restare coperto, a partire dai segreti. Piccoli scatti di rabbia, da quello di Skyler che la scorsa settimana urlava "Am I under arrest?" a quello di Marie che senza troppi giri di parole invita Walt a uccidersi per terminare con la reazione clamorosa di Jesse, ennesimo punto di non ritorno, ci raccontano di un finale che non solo viene verso di noi, ma lo fa ad una velocità supersonica, caricando un colpo che quando arriverà farà malissimo.

Fare un banale riassunto degli eventi di Confessions è inutile, e anche elencarne i singoli meriti sembra ormai un semplice esercizio di stile che probabilmente ripeteremo da qui fino al prossimo 29 settembre. Applicando il discorso del realismo alla tecnica di Breaking Bad potremmo soltanto aggiungere come essa stessa sia un manifesto esplicito della direzione narrativa dello show. Una tecnica in cui la regia, la fotografia, la costruzione delle inquadrature irrompono attivamente per accentuare situazioni e stati d'animo (ma quanto è bella la scena con cui scopriamo che Walter è davanti ad una telecamera, oppure il movimento di macchina quando arriva all'autolavaggio verso la fine?). Iberniamoci fino al prossimo lunedì che qui l'attesa potrebbe ucciderci.

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