Brazen, la recensione

Testimoni da La signora in giallo, un torbido mondo da esplorare e un vicino piacente con cui flirtare, la ricetta del tv movie da Rai Due solo su Netflix

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Brazen, il film con Alyssa Milano disponibile su Netflix

Passato attraverso le maglie di Netflix il tv movie a basso rischio, bassa produzione e bassa aspettativa di vita diventa il film di genere tarato per una nicchia precisa: storie di scrittrici di gialli di mezza età che indagano su sorelle morte ammazzate mentre flirtano con il vicino fico e single che è un detective. Che è sempre meglio della definizione che se ne sarebbe data una volta: “Thriller per signore con bassa soglia di attenzione da dopo pranzo di Rai Due”.

Per il resto non cambia nulla, c’è la protagonista sveglia e acuta, la spalla maschile, il killer spietato da scovare, i testimoni di dubbio senso che ricordano tutto in colloqui calcati su La signora in giallo (quelli in cui tutti sono disponibili per la storia e vogliono dare una mano alla trama facendo il proprio ruolo), c’è il mondo esotico in cui addentrarsi (in questo caso quello dei siti in stile Onlyfans e delle donne che di giorno sono una cosa ma fanno anche le camgirl part time).

Al centro di tutto c’è Alyssa Milano che si impegna e non poco, ma più con la solida tigna con la quale una madre cuce un vestito di carnevale per la figlia o con la quale si potrebbe scrivere un romanzo se non se n’è mai letto uno prima, ovvero con dedizione e costanza più che con vero mestiere, seguendo regole di buon senso e rifacendosi a modelli semplici, più che aspirando a recitare. Così Brazen e la sua indagine con diversi possibili killer, scivola via tra un flirt e un travestimento per fare da esca con la mestizia che è lecito attendersi, rivelando più che altro dove sia finita la visione tradizionale della donna.

Questa storia così usuale infatti è quella di due sorelle che fanno due lavori diversi ma intellettuali, una romanziera e l’altra (la defunta) insegnante di letteratura ma anche, di notte, maitresse con frustino, maschera nera e pizzo in una stanza tutta rossa (un immaginario da prostituta di Toulouse-Lautrec per qualcosa che invece nel mondo reale funziona con estetiche opposte, quotidiane e molto ordinarie). Donne che sono sempre e in modi separati madri e oggetti sessuali. L’assassino alla fine sarà tale per ragioni sessuali e per un problema con la madre e le donne sono sempre mostrate come agitatrici sessuali oppure, dall’altro lato della medaglia, madri e insegnanti. Sempre e comunque a doppia faccia.

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