Quel Bravo Ragazzo, la recensione
In un film avviato placidamente verso i consueti lidi del dimenticabile come Quel Bravo Ragazzo, a sorpresa Herbert Ballerina regala sprazzi di genialità comica
Tutto ciò in Herbert Ballerina invece che essere un limite è una grandezza, e proprio Quel Bravo Ragazzo lo dimostra in maniera più evidente che mai. Questo film scalcinato sonnecchia in tutte le scene in cui manca Luigi Luciano, annoia con i siparietti tra i due scagnozzi mafiosi e fa sorridere per la maniera naive in cui cerca di tentare tensione sessuale tra i poliziotti dell’antidroga. Quando invece è presente il suo protagonista ogni scena viene ribaltata e questa che doveva essere una commedia italiana come altre trova momenti memorabili. Perché Herbert Ballerina qui crea la categoria del protagonista-spalla, sembra cioè non essere mai davvero al centro della scena ma preferisce agire di sponda, lavorare di risposte o piani d’ascolto (ce ne sono alcuni fenomenali durante l’ascolto di una favola), sempre defilato anche quando al centro dell'azione. È un carattere di supporto elevato a primo attore suo malgrado e non lo nasconde mai.
In questa storia simil-Johnny Stecchino, di uno scemo che non capisce di essersi trovato in mezzo (anzi a capo) di una pericolosa famiglia mafiosa ma continuando a dire cose che non c’entrano niente e comportandosi come fosse altrove porta gli altri a fraintendere il suo atteggiamento fino a crederlo astuto e spietato, Herbert Ballerina è una miccia che in ogni scena esplode a tradimento sorprendendo tutti con una parola, un ammonimento o un tono fuoriluogo e per questo esilarante. Non è cerebrale e rivoltoso come Zalone, né davvero surreale e grottesco come Capatonda, non è tradizionalmente scemo come i comici televisivi passati al cinema, né sofisticato o di situazione come la commedia italiana degli anni ‘60, Herbert Ballerina ha una strana forma di entusiasmo nel suo essere scemo che contagia ogni scena anche quando non fa niente, con una postura unica e un modo di recitare che non viene da nessuna scuola ma ha l’unicità delle trovate spontanee e naturali. Senza nessuna velleità intellettuale non mira a sovvertire il mondo o dire qualcosa di originale sul presente che viviamo, non è acuto, è solo efficace. Così efficace e devastante da risultare spiazzante.