Bravely Second: End Layer, la recensione

Arriva il seguito di uno dei giochi di ruolo giapponesi più apprezzati su Nintendo 3DS: la recensione di Bravely Second: End Layer

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Bravely Default, o anche di come anche nel videogioco moderno il gioco di ruolo giapponese classicissimo, quello con i combattimenti casuali, possa trovare la propria collocazione; Bravely Second: End Layer, o anche di come squadra che funziona non si cambia, intendendo con squadra la formula di gioco, l'essenza di una produzione che invece in altre componenti è lontana, anche molto, dalla precedente. C'è una sostanziale identità in come i due giochi sono concepiti e nel loro funzionamento, c'è una distanza nei toni, nelle atmosfere, ed è una distanza piena di tante cose: Bizzarria, fanservice, personaggi ancor più sopra le righe e altro ancora. Questo per dire che è assai improbabile che chi abbia apprezzato il primo capitolo della serie non ne apprezzarne il secondo, ma potrebbe esserci qualcuno che all'ennesimo siparietto alzerebbe meditabondo il sopracciglio.

Manca quasi totalmente, e questo è un problema quasi oggettivo, perché del grande respiro c'è sempre bisogno in un'avventura che per forza di cose è basata sulla salvezza del mondo da parte di un gruppetto di eroi, il senso dell'epica, che invece in Bravely Default era presente, certo non strombazzato, ma sottolineato con raffinatezza dall'aderenza del gioco ai canoni narrativi dei classici del genere. Bravely Second: End Layer è strano fin in partenza, da un incipit che trasporta il gioco in medias res, saltando i convenevoli, e sparando subito eventi significativi e colpi di scena; altri ve ne sono ovviamente anche successivamente, ma è innegabile che il gioco faccia fatica a tenere viva l'attenzione del giocatore solo grazie alla sua trama. L'espediente del risveglio dei cristalli nel predecessore teneva sempre sulle spine, perché non si sapeva cosa sarebbe successo, perché si percepiva l'ansia del doverlo fare, qui quella tensione manca, ed è anche perché il gioco spesso vuole strappare un sorriso: ci riesce, ma pagando questo piccolo prezzo.

[caption id="attachment_150859" align="aligncenter" width="400"]Bravely Second: End Layer screenshot Bravely Second: End Layer - screenshot[/caption]

Nel gameplay la produzione congiunta di Silicon Studio e Square Enix ricalca come detto i canoni del gioco di ruolo giapponese, conservando e migliorando quanto di buono aveva proposto il suo predecessore. Rimane quindi inalterato il meccanismo del Brave e del Default, tramite i quali rispettivamente scatenare una serie di attacchi (col rischio di rimanere scoperti successivamente) o caricare i punti Punti Brave per azioni mirate, ed è il meccanismo sul quale è totalmente basato il sistema di combattimento a turni. Ritorna, con qualche piccolissimo aggiornamento, anche il complesso sistema di classi, alle quali sono legate anche le missioni secondarie. Se infatti le nuove classi proposte da Bravely Second: End Layer si ottengono tutte seguendo la trama principale le classi del suo predecessore sono disponibili completando le side quest. In ognuna di esse, che spesso consistono di una verbosa introduzione, di un dungeon e di un altrettanto verbosa conclusione, occorre scegliere una fazione da supportare, fazioni rappresentate dai possessori degli asterischi combattuti in Bravely Default. Ecco quindi l'intrigante scelta: scegliere in base alla classe che si vuole ottenere o in base al proprio parere sull'evento narrato?

"Bravely Second: End Layer fa centro nel proporre un'esperienza ruolistica classica nella sua interezza, declinandola secondo i canoni moderni"

Ciò che non cambia è la sostanza: mischiare classi, scegliendone una, utilizzando le abilità attive di un'altra padroneggiata e quelle passive di tutte le altre nelle quali le si è ottenute appassiona terribilmente, permette di creare combinazioni innumerevoli, letali, versatili. I peculiari toni del gioco si ripercuotono anche su di esse però, le nuove sono per la maggior parte strambe, e nella stramberia è difficile trovare, salvo tre, quattro casi veramente meritevoli, quell'efficacia in combattimento che il gioco richiede; non saranno inutili, ma di difficile comprensione sì, e lo si nota quando ci si affida a quelle già viste nel prequel, molto più solide. Anche al netto di questi appunti è qui che la complessità e la profondità ludica toccano i loro punti più alti.

[caption id="attachment_150860" align="aligncenter" width="400"]Bravely Second: End Layer screenshot Bravely Second: End Layer - screenshot[/caption]

Bravely Second: End Layer fa centro anche nel proporre un'esperienza ruolistica classica nella sua interezza, declinandola secondo i canoni moderni. Prendere oggi in mano un titolo della gloriosa epoca 16 bit potrebbe risultare per alcuni ostico, il gioco di Square Enix e Silicon Studio ostico non lo è per nulla e riesce al contempo a trasmettere sensazioni già note a coloro che si sono fatti le ossa a colpi di level up e sfide con i boss (qui spesso molto ingegnose). Sono emozioni suggerite anche solo dal semplice camminare sulla mappa del mondo, dalla dissolvenza dello schermo nel momento di un incontro casuale, dell'esplorazione di un dungeon, dell'apertura di un forziere: piccoli elementi di gameplay, che messi insieme fanno un gioco di ruolo giapponese, di quelli genuini nella loro essenza, divertenti, godibili nella loro lunghezza di decine e decine di ore di gioco.

A veicolare la sensazione di un'esperienza di altri tempi è anche il comparto tecnico, nel quale fa la parte del leone una direzione artistica non meno che eccellente, portata sui piccoli schermi di Nintendo 3DS da un comparto grafico perfetto, preciso. Coesistono meravigliosamente ambientazioni dipinte e personaggi tridimensionali, entrambi impreziositi al massimo da un livello di attenzione ai dettagli estremo. Buono è il comparto sonoro, con una colonna sonora composta da brani di qualità, ma che in pochi casi lasciano realmente il segno, ed un doppiaggio adatto ai toni del gioco. E' strano come molto spesso alle linee di dialogo doppiate non corrisponda una traduzione adeguata, non perché questa sia di bassa qualità, ma perché sembra tradurre proprio un'altra sceneggiatura, ed è questo elemento fastidioso in un gioco curatissimo in tutti gli altri aspetti.

[caption id="attachment_150861" align="aligncenter" width="400"]Bravely Second: End Layer screenshot Bravely Second: End Layer - screenshot[/caption]

Bravely Second: End Layer è un in definitiva un ottimo gioco, un perfetto esempio di come oggi sia possibile concepire un gioco di ruolo giapponese tradizionale declinandolo in una maniera che lo renda appetibile ad un vasto pubblico. Non è necessariamente nel complesso migliore o peggiore del suo prequel; molto ha in comune ovviamente (compreso quel particolare meccanismo nella trama, ma molto meno frustrante), ne differisce però in alcuni importanti aspetti, su tutti il tono della produzione; ha un ritmo decisamente più sostenuto, ma non convince totalmente nella varietà delle classi. Si tratta comunque di problemi piccoli rispetto alla granitica solidità dell'opera ruolistica di Square Enix e Silicon Studio, di quelle che non ridefiniscono il genere, ma ne mostrano con orgoglio l'identità.

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