BrainDead 1x01, la recensione
La nostra recensione del pilot di BrainDead, la nuova serie dei coniugi King, autori di The Good Wife
Così diverso da provare con Braindead l’ibrido tra drama, commedia e fantascienza: nel 2016 un meteorite cade nel mare e viene trasposrtato negli Stati Uniti, più precisamente allo Smithsonian, per studi. Contemporaneamente si trova a Washington D.C anche Laurel Healy, regista di documentari ma appartenente a una famiglia di politici: ha bisogno di soldi per il suo nuovo documentario e il padre (fa piacere Zach Grenier, il David Lee di The Good Wife) la convince a lavorare al fianco del fratello senatore per sei mesi, in cambio di un finanziamento cospicuo. Dall’ufficio in cui ha il compito di ascoltare le richiste degli elettori Laurel si ritrova a scoprire alcuni comportamenti e avvenimenti strani che sembrano legati al trasporto del meteorite. In parallelo vediamo che in effetti dal sasso spaziale fuoriescono strani insetti alieni che si intrufolano nelle case di cittadini e soprattutto politici, letteralmente sostituendosi al loro cervello e “riprogrammandoli”.
Purtroppo però nella prima puntata proprio l’elemento politico risulta debole, indagato solo in termini di contrasti superficiali e stereotipati, molto lontano dalla sottigliezza che caratterizzava The Good Wife. Naturalmente è troppo presto per immaginare quanto il tema fantascientifico e quello del complotto si intrecceranno: per ora possiamo dire che l’introduzione alla vicenda scorre lineare e prevedibile, così come prevedibile è l’avvicinamento (potenzialmente anche sentimentale?) tra Laurel e Gareth, cinico e manipolatore al servizio del rivale senatore repubblicano, ma con principi più solidi e un nobile obiettivo da perseguire. Visto che è improbabile che la serie acceleri sul piano horror/splatter, con queste premesse sul tavolo c’è da sperare che BrainDead riesca a infondere complessità alla vicenda, magari spingendo sul fronte thriller, oppure rischia di presentarsi come già obsoleta.