Bowie, la recensione

Mike Allred omaggia il mito del Duca Bianco con il suo stile pop sempre riconoscibile e ammaliante

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Bowie: Stardust, Rayguns, & Moonage Daydreams, anteprima 01

Si intitola Bowie: Stardust, Rayguns, & Moonage Daydreams la biographic novel dedicata a una delle personalità più poliedriche della scena Rock di tutti i tempi, realizzata da Mike Allred insieme alla moglie Laura, che si è occupata dei colori, e a Steve Horton, che ha contribuito alla sceneggiatura.

Panini Comics ha presentato in un volume molto curato – intitolato semplicemente Bowie – l’opera uscita lo scorso gennaio negli Stati Uniti: per l’occasione, il tomo è avvolto in un case di PVC che ripropone l’iconica copertina dell’album Aladdin Sane; sollevato, emerge il cartonato su cui campeggia l’immortale figura di Ziggy Stardust, uno degli alter ego utilizzati da Bowie. Il racconto è incentrato sulla fase iniziale della lunghissima carriera del cantautore inglese e sulla nascita e caduta di questa figura.

Camminiamo per le strade della capitale britannica sul finire degli anni ’60, un periodo elettrico e vivo per la scena musicale mondiale, e incontriamo il giovane David Robert Jones, desideroso di raggiungere i suoi sogni di gloria. Gli esordi non sono certo stati facili per lui, ma, tra rovinose cadute e risalite prepotenti, Bowie – e con lui Stardust – si impone a un pubblico sempre più ampio.

La componente biografica è ricostruita con dovizia di particolari, e ogni vignetta ripropone i momenti salienti di questa epopea. È impressionante vedere la quantità di personalità che sfilano su queste pagine: da Elton John a Iggy Pop, passando per Ringo Starr, i Rolling Stones, Lou Reed e Andy Warhol; tutti i più grandi artisti di quel periodo hanno contribuito alla formazione del Duca Bianco e, a loro volta, ne sono rimasti folgorati.

Le pagine scorrono intense, ricche di aneddoti che ci permettono di sviscerare le origini del mito. Ogni sequenza è ricostruita dal tratto minuzioso di Allred, perfetto nel cogliere lo spirito che animava quegli anni. Sia l’estetica dei personaggi, sia il contesto in cui si muovono vengono riproposti fedelmente; il merito va condiviso con le colorazioni Pop che contribuiscono a rendere al meglio quelle atmosfere.

"Vedere un classico come Space Oddity diventare pagine di fumetto è un’esperienza sublime"Durante la lettura, non possiamo non restare folgorati dall’energia che animava il musicista, la sua voglia di sperimentare e di approcciarsi all’Arte in ogni sua forma. Queste pulsioni, questa veemenza si traducono in piccole schegge di follia, digressioni surrealiste che trasportano su carta le suggestioni di una vita vissuta inseguendo un’ideale di libertà artistica. Sono questi gli attimi in cui Allred molla gli ormeggi e si abbandona al fluire della sua immaginazione per delineare scenari ora sognati, ora malinconici ma sempre di grande impatto.

Libero da ogni griglia, il disegno modella la tavola e, come in un videoclip, accompagna i brani catturandone l’essenza: vedere un classico come Space Oddity diventare pagine di fumetto è un’esperienza sublime che ammalia e rende giustizia alla grandezza di un’icona fondamentale della cultura contemporanea. Alla lunga, sono proprio i momenti in cui emerge lo stile peculiare di Allred, quello che abbiamo amato su titoli quali Madman e Silver Surfer, che rendono Bowie un’opera essenziale per ogni amante dell’artista.

Date uno sguardo alle pagine in appendice in cui vengono presentate le metamorfosi dei decenni successivi: siamo sicuri che nessun altro artista avrebbe saputo interpretare in maniera così sentita e rispettosa il lascito di Bowie. In fondo, per il fumettista americano questo era "il sogno della vita", e  questo amore traspare in maniera cristallina.

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