Boschi mai visti, la recensione
Abbiamo recensito per voi Boschi mai visti, antologia di storie firmate da Gipi edita da Coconino Press
La selezione è impreziosita da una prefazione a cuore aperto firmata dallo stesso fumettista che, con estrema consapevolezza, esamina quel decennio con un occhio molto critico, senza censurare nulla derivato dal "senno di poi" ed ponendo l'attenzione su quanto si senta effettivamente molto distante da quel periodo della sua vita. Gipi racconta l'instabilità economica, i problemi personali e l'aspetto di un'Italia divisa tra buoni e cattivi, vinti e vincitori, con il suo tratto che separa in modo netto una categoria dall'altra.
Quando fu presentato La terra dei figli, l'editore bolognese e il fumettista sottolinearono quanto si discostasse dalla produzione immediatamente precedente di Gipi. Oggi, è proprio Boschi mai visti a far riaffiorare quella sintesi visiva che, almeno in parte, ha fatto ritorno nel cartonato edito nel 2016. Il tratto nervoso, l'assenza di colori e, quando presenti, la scelta di toni in continuo contrasto tra il saturo e lo sgargiante, i temi trattati e i testi inseriti sulle tavole sono qualcosa di profondamente radicato nell'Italia che ha vissuto il cambio di millennio, e attraverso questa antologia appare ben chiara quella forbice sociale che è sopravvissuta per molto tempo all'ombra del benessere delle riviste patinate.
Più che un'esperienza emotiva forte ed empatica, come le precedenti opere di Gipi, Boschi mai visti è un'antologia che apre la finestra su una stanza chiusa da molto tempo, piena di fogli sgualciti e piccoli tesori. Parte del materiale selezionato è sicuramente di difficile digeribilità per un lettore del 2018, ma questa caratteristica lo rende, forse, ancor più importante relativamente a quel sentiero di coerenza e onestà intellettuale sempre difficile da mantenere, soprattutto dopo tanti anni di carriera.