Boschi mai visti, la recensione

Abbiamo recensito per voi Boschi mai visti, antologia di storie firmate da Gipi edita da Coconino Press

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Mentre in tutte le edicole ha debuttato la collana di Repubblica contenente l'opera omnia di Gipi, realizzata in tandem con Coconino Press, la casa editrice di Fandango ha presentato in anteprima a Lucca Comics & Games 2018 Boschi mai visti, volume antologico che ripercorre i primi anni di carriera dell'autore pisano attraverso storie più o meno brevi, assortite in ordine rigorosamente cronologico, dal 1994 al 2003.

La selezione è impreziosita da una prefazione a cuore aperto firmata dallo stesso fumettista che, con estrema consapevolezza, esamina quel decennio con un occhio molto critico, senza censurare nulla derivato dal "senno di poi" ed ponendo l'attenzione su quanto si senta effettivamente molto distante da quel periodo della sua vita. Gipi racconta l'instabilità economica, i problemi personali e l'aspetto di un'Italia divisa tra buoni e cattivi, vinti e vincitori, con il suo tratto che separa in modo netto una categoria dall'altra.

Buona parte dei racconti (siano essi vignette, singole pagine o storie brevi) sono molto distanti dallo stile contemporaneo dell'autore, aspetto che potrebbe spiazzare il lettore. L'estetica fortemente votata al pittorico che ha reso iconico lo stile del fumettista con Unastoria (l'opera che lo ha portato in finale al Premio Strega), figlio a sua volta di un percorso iniziato con Esterno Notte, è sì presente, ma bisogna arrivare alle battute finali del brossurato per poterla fruire. Ciò che colpisce della raccolta non è il comparto tecnico al servizio delle emozioni, ma il percorso compiuto da Gianni Pacinotti che, nel tempo, ha attraversato territori noti del Fumetto italiano, con un percorso molto vicino a quello di Andrea Pazienza, per poi trovare solo successivamente una grammatica tutta sua.

Quando fu presentato La terra dei figli, l'editore bolognese e il fumettista sottolinearono quanto si discostasse dalla produzione immediatamente precedente di Gipi. Oggi, è proprio Boschi mai visti a far riaffiorare quella sintesi visiva che, almeno in parte, ha fatto ritorno nel cartonato edito nel 2016. Il tratto nervoso, l'assenza di colori e, quando presenti, la scelta di toni in continuo contrasto tra il saturo e lo sgargiante, i temi trattati e i testi inseriti sulle tavole sono qualcosa di profondamente radicato nell'Italia che ha vissuto il cambio di millennio, e attraverso questa antologia appare ben chiara quella forbice sociale che è sopravvissuta per molto tempo all'ombra del benessere delle riviste patinate.

Gipi è tra i migliori fumettisti al mondo e, più in generale, un narratore di razza che sfrutta ogni medium per raccontare le sue storie. Nonostante la bulimia di idee riversate su carta a inizio carriera per necessità di sostentamento, è evidente che la scelta di raccontare attraverso il disegno abbia sempre prodotto opere fortemente legate al suo linguaggio e al contenitore su cui poi sarebbero state pubblicate. In questo senso, le riviste satiriche CuoreBoxer e il magazine erotico Blue sono stati piattaforme di lavoro e sperimentazione, diventando concausa nella creazione di quella specifica tipologia di racconti.

Più che un'esperienza emotiva forte ed empatica, come le precedenti opere di Gipi, Boschi mai visti è un'antologia che apre la finestra su una stanza chiusa da molto tempo, piena di fogli sgualciti e piccoli tesori. Parte del materiale selezionato è sicuramente di difficile digeribilità per un lettore del 2018, ma questa caratteristica lo rende, forse, ancor più importante relativamente a quel sentiero di coerenza e onestà intellettuale sempre difficile da mantenere, soprattutto dopo tanti anni di carriera.

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