Bones 12x10 "The Radioactive Panthers in the Party": la recensione

La nostra recensione del decimo episodio della stagione finale di Bones, intitolato The Radioactive Panthers in the Party

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Spoiler Alert
Alcuni episodi di certe serie finiscono per mettere un po' a disagio perché non si riesce a trovare il senso delle azioni di alcuni personaggi e questo è stato per noi il caso di The Radioactive Panthers in the Party, un problema che non sarebbe di per sé così difficile da accettare se non fosse che che siamo ormai in vista del traguardo finale dello show e forse sarebbe stato meglio evitare scivoloni riguardanti la storia di alcuni personaggi ai quali stiamo dando, di fatto, addio. L'intento generale degli autori è evidente, in questa ultima stagione si sta cercando di dare una conclusione alle storie di tutti, non solo dei protagonisti, ma anche dei famigerati borsisti di Brennan, gli Squintern (a proposito, sapevate che il termine è stato usato per la prima volta dai fan della serie per omaggiare i quali il creatore dello show, Hart Hanson, cominciò ad adottarlo anche nello show?), che tanto hanno dato a Bones. Il problema nasce quando questa conclusione va a cozzare completamente con nove anni di storia di un personaggio, proprio come nel caso di Wendell Bray (Michael Grant Terry) che - nei pochi minuti finali della puntata - scopriamo non avere più la stessa passione che aveva per l'antropologia, tanto da decidere, ad un passo dal dottorato e dietro suggerimento della stessa Brennan, di lasciare tutto e cercare la strada nella vita che davvero possa dargli piena soddisfazione professionale. Wendell, tra i molti borsisti dell'antropologa che sono passati per il Jeffersonian, è sempre stato il ragazzo più "normale", quello meno eccentrico e con i piedi più piantati per terra, nonché la persona che ha anche legato di più con Booth: proveniente da un ambiente piuttosto modesto, è entrato all'università grazie ad una borsa di studio e dopo averla persa vi è rimasto grazie a più donazioni anonime, che poi tanto anonime non erano, che gli permisero di rimanere a lavorare per il Team. Poi gli autori gli dedicarono una trama piuttosto difficile, nella nona stagione infatti, gli venne diagnosticata una rara forma di tumore alle ossa dalla quale il ragazzo riuscì comunque ad uscire grazie anche al continuo supporto dei suoi amici. In tutto questo lungo cammino Wendell non aveva mai dato particolari segni di non trovarsi davvero al posto giusto o di avere altre aspirazioni professionali, quindi il vero problema con la sua decisione finale è che appare del tutto inaspettata e creata più che per dare un effetto sorpresa che per rendere davvero giustizia al congedo di questo personaggio e lo diciamo pur comprendendo la logica che c'è dietro alla trama di questa puntata.

Quando infatti Brennan incontra Betty White nel ruolo della dottoressa Beth Mayer e comincia a discorrere con lei del significato della passione per il proprio lavoro e della possibilità di perderla, la sensazione iniziale è che l'antropologa stia pensando a se stessa ed al fatto che qualcosa nella sua vita professionale non la soddisfi più come prima, una preoccupazione alimentata anche dalla reazione di Angela, che si mostra preoccupata per la sua amica, nonostante le sue rassicurazioni. In realtà Brennan, come scopriremo solo alla fine, sta pensando a Wendell e cercando di interpretare tutti i segnali che lui sta mandando. In questo senso gli autori hanno fatto un buon lavoro nel mostrare la maturazione dell'antropologa, la Temperance Brennan degli inizi della serie non solo non si sarebbe accorta di nulla, ma non si sarebbe nemmeno data la pena di occuparsi con la medesima cura di un problema che non la toccasse da vicino e di cui tra l'altro, lo stesso Wendell, non è nemmeno consapevole. Detto ciò il fatto che il personaggio decida di lasciare tutto, rendendosi conto che quello che ha percorso fino ad ora non è dopotutto il cammino che fa davvero per lui ha il sapore di una trovata casuale e stonata.

Nell'episodio non è solo la storyline di Wendell a progredire, anche Aubrey si troverà, non per la prima volta, a dirigere un caso. A voler essere pignoli anche nella storia di questo personaggio c'è un errore di continuiy non indifferente, che però origina da ben prima, dai tempi cioè dell'inizio dell'undicesima stagione. Quando Booth e Brennan tornarono infatti a lavorare dopo essersi ritirati rispettivamente dall'FBI e dal Jeffersonian, Aubrey, come venne specificato nel terzo episodio di quella stagione, era tecnicamente diventato superiore a Booth in grado, una cosa alla quale improvvisamente si è smesso di fare cenno quando i due hanno ripreso a lavorare in coppia e Booth è rimasto, tra i due, l'agente in capo. Detto ciò, il fatto che questa volta sia Aubrey ad essere responsabile delle indagini non sarà casuale, Booth ha deciso infatti di metterlo alla prova e di dimostrare le sue capacità dopo aver ricevuto una richiesta di referenze sul suo collega dall'ufficio dell'FBI di Los Angeles. Non solo Booth si dimostrerà fiducioso nelle capacità del suo giovane collega, ma in alcune circostanze cercherà persino di mettergli i bastoni tra le ruote e rendere il suo lavoro più difficile per mostrare fino a che punto sia degno del suo nuovo posto di responsabilità a Los Angeles, una posizione che - subito dopo la soluzione del caso - gli verrà infatti offerta senza indugio.

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