Bones 12x08 "The Grief and the Girl": la recensione

La nostra recensione del'ottavo episodio della stagione finale di Bones, intitolato The Grief and the Girl

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Spoiler Alert
Il dolore è una strano animale, può divorarti, paralizzarti per la paura o farti semplicemente scappare, a prescindere quindi da quale sia la reazione di una persona di fronte ad una perdita così importante come quella di un padre, quello che non si può sicuramente fare è puntare il dito e giudicare. Non esiste una formula con cui affrontare il dolore, non ci sono regole giuste o sbagliate e non esiste nemmeno una norma socialmente ammissibile, il dolore ti domina e soprattutto arriva alle radici dell'essere di una persona in maniera dirompente.

E' questa la lezione di The Grief and the Girl, il bellissimo episodio dedicato al commiato di Max Keenan, il padre di Brennan, morto per proteggere i propri nipoti dall'aggressione di un commando deciso a punire Booth per le sue azioni del passato. Chi non comprende il tipo di tempesta emotiva che deve aver devastato Brennan alla morte del padre e pensa che questi 45 minuti di episodio non siano stati altro che un perfetto esempio di ottima televisione, farebbe meglio a rivedere quello che credeva di sapere sulla protagonista di questa serie. Il rapporto tra Temperance Brennan e suo padre, dal momento in cui Max e la moglie hanno deciso di abbandonare i propri figli per salvare loro la vita, è stato fondamentale per lo sviluppo di questo personaggio iper-razionale e così a suo agio con il concetto di morte. Brennan, grazie al padre, ha imparato il significato della parola perdono, quello autentico, che può venire solo dal cuore e che contrasta con tutto i principi che una persona pensa di avere o ritiene essere fondamentali. Grazie a Max, sua figlia ha imparato cosa sia l'amore incondizionato, che compie il sacrificio estremo, è per questo che il suo dolore è così totalizzante ed è per questo che, dopo aver perso la madre e aver dovuto dire addio anche a Max, l'antropologa sente di dover accomiatarsi da una parte tanto importante di se stessa, le sue radici, e ha bisogno di tempo - e solitudine - per elaborare questa perdita.

"Posso anche non aver ucciso quella ragazza, ma se non fosse stato per me, sarebbe stata ancora viva."

Il ritorno di Sully, poi, non avrebbe potuto essere concepito in maniera migliore. Il fatto che questo fantasma del passato sia tornato affermando senza mezzi termini di essere lì per assicurarsi dello stato emotivo di Temperance una volta saputo della morte del padre, è stata un'ottima scelta da parte degli autori, perché fin da subito nelle parole di quella che è stata una persona molto importante nella vita di Brennan, non c'è spazio per gli equivoci. Sully ha deciso di tornare a Washington per starle accanto in un momento difficile, come farebbe un qualsiasi amico degno di questo nome e non per minacciare il suo matrimonio. Quando si soffre tanto può diventare difficile aprirsi con le persone che ci sono più vicine, proprio come sta accadendo a Brennan nei confronti di Booth. Lei capisce che suo marito si sente responsabile per la morte di Max, ma sente la necessità di guarire le proprie ferite prima di occuparsi di quelle della persona che le è più cara e proprio perché questa coppia si ama così tanto gli è concesso il lusso del distacco, perché l'amore non si misura in questo modo, non è fatto di ripicche e soprattutto è indulgente e in questa circostanza Sully diventa il perfetto strumento per celebrare la solidità del rapporto di questa coppia. L'uomo era stato una concreta minaccia per la relazione tra i protagonisti di questa serie, diventa in questa occasione il mezzo migliore per dimostrare invece quanto maturo e saldo sia il loro matrimonio, se non è questa una "lettera d'amore per i fan", non sappiamo quale altro possa esserlo.

In quanto a Booth, lo si capisce perfettamente, soffre per la posizione in cui si trova e ciò nonostante fa davvero quello che Brennan gli chiede e le dà lo spazio necessario per elaborare la sua perdita. In un certo senso non si sarebbe stato quasi bisogno, alla fine dell'episodio, delle rassicurazioni della moglie circa la sua reazione alla ricomparsa di Sully, è difficile immaginare un Booth che si sente minacciato dal suo ex collega. L'agente, esattamente come Temperance, ha solo bisogno di vivere questo lutto, affrontare i suoi sensi di colpa e stare accanto alla persona che ama e rendersi conto che, a volte, per quanto si possa provare per una persona, non si è necessariamente la soluzione migliore ad un problema e questa è forse la sfida più dura che abbia dovuto affrontare in questo difficile momento. Booth è sempre stato descritto come un protettore per l'antropologa, il suo "cavaliere dalla scintillante armatura", il fatto che - proprio in queste circostanze - sia sia reso conto di non essere la persona più adatta per scacciare i mostri di sua moglie deve essere stata una constatazione dura per lui, ma ciò nonostante ha saputo fare un passo indietro ed ha aspettato il che, lo ribadiamo, costituisce forse la più grande dichiarazione d'amore che potesse fare a Brennan. E' con episodi come questo che rimpiangiamo il fatto che questo show stia velocemente giungendo alla sua conclusione, perché non ci sono molte serie capaci di avere un tocco così delicato nel trattare certi argomenti ed essere anche altrettanto coerenti nel descrivere il percorso emotivo dei suoi protagonisti in momenti così delicati.

Dopo una pausa di una settimana, la dodicesima stagione di Bones tornerà negli Stati Uniti con l'episodio The Steal in the Wheels in onda martedì 7 marzo su Fox con il ritorno di una delle guest star più amate dai fan: Stephen Fry.

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