Bones 12x05 "The Tutor in the Tussle": la recensione

La nostra recensione del quinto episodio della stagione finale di Bones, intitolato The Tutor in the Tussle

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Spoiler Alert
The Tutor in the Tussle, quinto episodio della dodicesima stagione di Bones è, fino ad ora, l'episodio forse più deludente di questa stagione finale della serie. Avendo a disposizione soli 12 episodi a nostro avviso era possibile - se non doveroso - evitare puntate filler e dare a ciascun episodio un maggiore peso. Forse anche questo episodio sarebbe potuto essere diverso se gli autori avessero concesso più spazio alla storyline di Aubrey e del padre riapparso dopo anni nella sua vita.

Per chi non lo sapesse cominciamo con una piccola curiosità, l'attore che ha interpretato Philip Aubrey è in realtà Guy Boyd, il vero padre di  John Boyd, l'Aubrey della serie, per i due attori deve essere quindi stato insieme divertente ed un po' surreale trovarsi faccia a faccia nello stesso set ad interpretare il ruolo di padre e figlio. Detto ciò questa trama, come accennavano, avrebbe decisamente meritato maggiore approfondimento e soprattutto più tempo sullo schermo, mentre invece gli incontri tra i due sono stati relegati a due brevi momenti che non hanno reso molta giustizia ai personaggi. Fin da quando Aubrey ha, per la prima volta, parlato della sua famiglia e del rapporto con suo padre, un ex operatore di borsa fuggito dagli Stati Uniti per essere stato coinvolto in una truffa finanziaria, abbandonando così la sua famiglia, è stato ben chiaro quale peso nelle scelte di suo figlio (anche professionali) abbiano avuto le azioni del padre, tanto Aubrey stesso aveva collaborato alla condanna di suo padre una volta diventato agente dell'FBI. Nonostante il suo latente arrivismo, il partner di Booth si è sempre dimostrato una brava persona, siamo certi quindi che gli autori, considerate queste premesse, avrebbero decisamente potuto alzare - per così dire - la barra dell'emotività e incentrare maggiormente l'episodio su ciò che Aubrey stava davvero provando nel ritrovarsi di fronte un padre che ha sempre dichiarato con tutte le sue forze di odiare e soprattutto di voler consegnare una volta per tutte alla giustizia. Che Philip Aubrey sia un autentico farabutto è fuori discussone, nel momento in cui si è infatti ritrovato in ristrettezze finanziarie, la sua soluzione è stata quella di sfruttare il buon cuore del figlio, presentarsi da lui con una storia strappalacrime per estorcergli del denaro. Non c'è nulla, in sostanza, che valga la pena di salvare in una persona così gretta e fortunatamente, grazie anche alla vicinanza sia di Karen Delfs (Sara Rue) che di Booth, Aubrey finirà per fare la scelta giusta e far arrestare suo padre, per poi scoprire che tutto quello gli aveva raccontato non era altro che una bugia, compresa l'esistenza di un fantomatico figlio e quindi fratellastro per Aubrey che l'uomo aveva dichiarato di voler proteggere. Questa trama è anche servita, in un certo senso, per dimostrare quanto anche Booth sia maturato con il tempo, da uomo chiuso e che rifiutava di condividere con gli altri qualsiasi esperienza del proprio passato, lo vediamo sostenere il proprio partner condividendo con lui la storia del rapporto con il padre, ammettendo quando gli sarebbe stato utile poter confrontarsi con lui "da uomo a uomo", un'opportunità della quale è stato privato dalla morte improvvisa del genitore. Qualche anno fa sarebbe stato difficile immaginare un Booth disposto a confidare qualcosa di così personale ad Aubrey, oggi la scena sembra invece assolutamente plausibile.

Per quanto riguarda il caso, quella di questa settimana è una di quelle rare indagini in Bones in cui tutti i sospettati coinvolti sono delle orribili persone, vittima compresa, e nonostante l'indiziata numero uno "psycho Sue", non si sia davvero rivelata la colpevole del delitto, è di fatto colei che ha cresciuto ed educato l'assassino, il quale ha ucciso il proprio tutore spingendolo dalle scale della propria scuola, caricandolo nel bagagliaio della propria auto e abbandonato il corpo in un bosco dopo avergli sparato al volto con un fucile a canne mozze per renderlo irriconoscibile, per buona pace dell'assioma che la cultura rende liberi.

In perfetto stile Bones, l'episodio regala anche alcuni sub-plot destinati a divertire il pubblico, come quello in cui Hodgins non avvisa l'aracnofobica Cam della fuga di tre ragni nel suo ufficio, che finiscono - nel peggiore dei suoi incubi - per trovare rifugio nei suoi capelli, quello dell'intern della settimana Colin Fisher (Joel David Moore) che mente dicendo di non leggere i romanzi di Brennan per poi scoprire che non solo li divorava ma scriveva anche fan fiction ispirati ad essi e quello di Brennan stessa, delusa dalla voce scelta per leggere gli audio libri dei suoi romanzi e che, in perfetto stile con il personaggio, pensa di poter fare meglio di tutti, prestando la sua voce per il compito, per poi rendersi fortunatamente conto di essere una pessima performer e cambiare idea.

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