Bones 12x04 "The Price for the Past": La recensione

La nostra recensione del quarto episodio della stagione finale di Bones, intitolato The Price for the Past

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Spoiler Alert
Chi avrebbe mai potuto immaginare che avremmo rivisto Aldo Clemens (Mather Zickel) in Bones in quelle orribili condizioni e dopo aver subito un destino quasi peggiore della morte?

Il personaggio, comparso in passato in quattro episodi dello show, era un ex prete ed ex compagno d'armi di Booth entrato nella vita dell'agente e dell'antropologa in un momento molto difficile per entrambi, quando Booth - costretto dall'allora super cattivo Pelant - si era visto obbligato e respingere la proposta di matrimonio di Brennan, rimandando a data da destinarsi il suo matrimonio, senza poter tuttavia rivelarle che la ragione della sua scelta non aveva nulla a che vedere con i suoi sentimenti, ma con il folle hacktivist. Più tardi Aldo era diventato anche colui attraverso il quale si era finalmente coronato il sogno d'amore di questo inossidabile duo, che aveva sposato all'ombra del rose garden antistante il Jeffersonian. Aldo era anche uno dei primi contatti con la passata vita militare di Booth che ha permesso agli spettatori di sbirciare in un lato della vita del personaggio che lo ha profondamente segnato, di cui si è parlato molto nello show, ma con il quale l'agente non ha mantenuto molti contatti, il che - in un certo senso - è comprensibile. Uomini come Booth ed Aldo, che hanno operato in condizioni di guerra proibitive, finiscono per camminare a braccetto con un costante disturbo post traumatico da stress che ciascuno cerca di tamponare a modo proprio, Booth attraverso la dipendenza dal gioco, Aldo con la droga. Sebbene sorga spontanea la domanda che porta a chiedersi perché Aldo e Booth, dopo essersi ritrovati, si siano persi nuovamente di vista, tanto che Booth non era nemmeno a conoscenza della spirale discendente in cui Aldo era caduto, la risposta sta probabilmente sempre nel passato che hanno condiviso: Booth ha combattuto i suoi demoni, è ricaduto nel gioco e ne è uscito di nuovo grazie all'amore di una donna forte come Brennan, che ha avuto il coraggio di allontanarlo da sé e dalla sua famiglia per dargli la spinta giusta per affrontare le proprie debolezze, è comprensibile quindi che,dopo aver ritrovato un po' di serenità, Booth non desiderasse riprendere i contatti con chi avrebbe potuto ricordargli momenti molto difficili della sua esistenza. Aldo invece era solo e proprio perché era legato al suo ex compagno d'armi come un fratello, invece di cercare aiuto rischiando di trascinarlo con sé nel buio che lo stava vincendo, ha deciso di combattere da solo e soprattutto di morire nel modo più nobile, sacrificando se stesso per il suo amico. Se c'è una cosa evidente, infatti, è che nonostante la lontananza non c'è nulla che Booth non farebbe per i suoi ex compagni d'armi e nulla che loro non farebbero per lui, come è comprensibile il senso di frustrazione di chi non è riuscito ad allontanare quella sofferenza che si porta dentro e se la prenda con Booth per essersi rifatto una vita e per averli abbandonati. In questo bisogna fare davvero tanto di cappello a Jonathan Collier, autore dell'episodio, che ha saputo toccare questo tema difficile con incredibile sensibilità e attenzione, senza dare nulla per scontato o essere troppo banale. Sarebbe molto facile, infatti, puntare il dito contro l'agente ed accusarlo di aver abbandonato un suo amico, come lo sarebbe dire che non era sua responsabilità fare in modo che i suoi vecchi compagni d'armi si rimettessero in piedi con le proprie forze e dessero un senso allo loro vita, Booth stesso ha faticato molto per arrivare dove  è ora e lo ha fatto nonostante l'aiuto di una persona come Brennan, che mai lo abbandonerebbe, non è facile quindi parlare di torto o ragione in circostanze in cui il confine tra ciò che è giusto e ciò che p sbagliato è tanto sottile: tutti gli uomini che hanno combattuto con Aldo, Booth compreso, sono usciti danneggiati dall'esperienza che hanno avuto ed ognuno ha cercato a modo proprio di uscirne, ciò non toglie che il senso di colpa di Booth sia tangibile e giustificato, soprattutto dopo che si viene a scoprire come Aldo sia morto.

Anche in questo caso il modo in cui è stata ripresa una trama risalente addirittura alla prima stagione dello show, è stato davvero magistrale. Allora, alla fine di The soldier on the grave, Booth aveva racconto a Brennan come, in una missione da cecchino, glie era stato ordinato di uccidere in Kosovo un certo Generale serbo di nome Radik, colpevole di crimini di guerra, un uomo che lui aveva eliminato a distanza proprio nel mezzo delle celebrazioni del compleanno del figlio. Nello svilupparsi del caso in The Price for the Past, Brennan ed il suo Team scoprono che Aldo è stato torturato in maniera orribile, usando un sistema ancora praticato in alcuni paesi, mettendogli sulla cassa toracica una gabbia con dentro dei topi, gabbia che viene poi riscaldata facendo in modo che gli animali, intrappolati, si facciano letteralmente strada nelle viscere della persona ancora in vita per poter sfuggire al calore. Ma la tortura orrenda, in questo caso, non era solo indice di una mente malata, ma di qualcuno che voleva ottenere informazioni da Aldo, informazioni che lui ha scelto di non divulgare, prendendo la decisione di uccidersi, piuttosto che tradire Booth. E' grazie a questo gesto che l'agente capisce cosa sia accaduto e riesce a costruire i fatti, il tutto nonostante Bones gli dica che non ha prove concrete che dimostrino la correttezza della sua teoria. Ma come spesso capita l'istinto di Booth lo porta probabilmente sulla strada giusta, oltre ovviamente a quella radiografia che i due ritrovano sul luogo in cui Aldo è stato ucciso, poco prima che venga fatto saltare in aria dal suo assassino portandosi via tutti gli indizi che sarebbero stati essenziali per provare la teoria di Booth. A tal proposito, godetevi la scena dell'esplosione girata in maniera notevole e da una prospettiva molto particolare, soprattutto nella parte in cui il corpo di Booth viene scagliato come una bambola di pezza contro lo sportello del suo possente SUV, frantumandone il vetro.

Tutto l'episodio, che si chiude in una cupa atmosfera sospesa, come di attesa dell'inevitabile, è permeato da una sensazione di pericolo incombente che non trova tuttavia un climax nel finale e che ci accompagnerà certamente ad una risoluzione futura di questa intrigante storyline. Per quanto concerne gli altri personaggi, anche nella vita di Aubrey succede qualcosa di importante, il padre (interpretato tra l'altro dal vero padre di John Boyd, Guy Boyd, anche lui attore), dopo essere fuggito dagli Stati Uniti accusato di frode finanziaria, ricompare dopo anni in una foto scattata all'aeroporto di Miami, sconvolgendo comprensibilmente la vita del figlio. Cosa farebbe se se lo ritrovasse di fronte, riuscirebbe davvero a denunciarlo come ha sempre pensato? Aubrey si pone questa e molte altre domande, che condivide con Jessica, la borsista di Brennan con la quale ormai sta da qualche tempo e che dimostra tra una sincera preoccupazione per lui, tanto da condividere le proprie ansie con la sua mentore e maestra, alla quale chiede come sia stato per lei aver riallacciato i rapporti con un padre considerato un criminale e che l'aveva abbandonata da piccola dandosi alla fuga. Anche questa trama rimane in sospeso per essere poi probabilmente ripresa in un futuro episodio, quel che è certo è che gli autori stanno davvero dando ai fan una chiusura degna per una serie che li ha accompagnati - tra alti e bassi - per ben 12 anni, una promessa che per ora consideriamo sicuramente mantenuta, anche se aspettiamo con ansia di vedere le conseguenze delle carte che sono state servite in questo magistrale episodio.

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