Bonding (seconda stagione): la recensione

Nella seconda stagione, Bonding doveva necessariamente provare a crescere, se ci sia riuscito o meno è tuttavia discutibile

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Bonding (seconda stagione): la recensione

Nella seconda stagione, Bonding doveva necessariamente provare a crescere. Se ci sia riuscito o meno è tuttavia discutibile. La piccola serie sul sadomasochismo aveva debuttato su Netflix nel 2019 con appena sette episodi di durata molto breve. Stavolta gli episodi sono otto, ma la durata oscilla ancora tra il quarto d'ora e i venti minuti. Davvero non un problema di per sé, considerata la durata spropositata delle puntate a cui ci ha abituato certa serialità odierna. Tornando allo show, Bonding cerca quella crescita, se non di temi, quantomeno di intensità, accostando un discorso più drammatico all'ambientazione della serie. Con risultati alterni.

La storia – vale la pena ricordarlo visto che sono passati quasi due anni dalla prima stagione – vede come protagonisti Tiff e Pete (Zoe Levin e Brendan Scannell). Dominatrice la prima, aspirante comedian il secondo, finivano per ritrovarsi dopo gli anni del liceo collaborando insieme nel mondo del sadomasochismo. Se la prima stagione della serie trovava la sua impronta fondamentale nell'atto del "legare" e nelle piccole perversioni che si nascondevano dietro chiunque, questa seconda come detto prova ad andare oltre.

Nel portare avanti la storia, Bonding accentua il dramma, gioca di più sul legame (sempre per rifarsi al doppio senso del titolo) tra i personaggi. Tiff e Pete non sono più indifferenti l'uno verso l'altro, e la patina di distacco soprattutto di lei è caduta in favore di un contatto più ravvicinato con l'altro. Il gioco della scoperta di una sfera sessuale provocatoria non è più così importante nella storia. Tiff e Pete ragionano sulla loro amicizia, litigano, si allontanano. E dovranno scendere a compromessi per ritrovare un loro equilibrio, consapevoli che tornare indietro non è più possibile. Si tratta in fondo di una storia di personaggi giovani un po' allo sbaraglio che faticano a trovare una loro indipendenza e una loro dimensione nel mondo. E che mascherano le loro insicurezze con il cinismo.

Ne abbiamo viste tante di storie così in tv negli ultimi anni, e tante ancora ne vedremo probabilmente, ma Bonding non rientra tra gli esempi migliori. Tolta la specificità del sadomasochismo, che quest'anno è anche meno importante o forse già non ha molto più da dire, i personaggi sono lasciati alle loro insoddisfazioni e accuse reciproche. Il tono si fa più pesante, si ride poco, e c'è una certa antipatia per entrambi una volta sottratto alla storia l'equilibrio della prima stagione. Tutto sembra condurre verso una terza stagione che potrebbe essere quella conclusiva, ma Bonding sembra avere già il fiato corto.

Continua a leggere su BadTaste