Bombshell - La voce dello scandalo, la recensione

Nel raccontare una storia di molestie piena di contraddizioni, Bombshell sceglie di annullarle e optare per un tono leggero e digeribile da tutti

Critico e giornalista cinematografico


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BOMBSHELL, DI JAY ROACH, DISPONIBILE SU PRIME VIDEO: LA RECENSIONE

Gli uffici di Fox News sono passerelle su cui gli ideali si sbandierano con l’abbigliamento. Le conduttrici erano (e sono) vestite con abiti succinti, tacchi e gonne corte (non così corte come allora ma comunque corte), il criterio “è un medium visivo”, sbandierato da Roger Ailes per promuovere la propria visione di mondo (sessista) in un network che titilli gli uomini, stimoli una visione della donna marginale e avalli il sessismo, sembra esistere prima di tutto in come ci si veste. Solo una lesbica sembra abbigliata con abiti casual, il resto delle donne risponde al proprio stereotipo e in particolare un personaggio marginale, una talebana del capo, che si affretta a convertirsi al nuovo corso quando il boss cade, avrà dei continui cambi d’abito che ci fanno capire quale sia il pensiero dell’azienda: abiti stretti, magliette pro-Roger e poi pantaloni alla fine quando tutto è cambiato senza che nulla cambi perché caduto il capo le persone rimangono quelle.

È la soluzione più raffinata di un film che mette insieme Nicole Kidman, Charlize Theron e Margot Robbie in una scena sola, quasi non le fa parlare tra loro, e preferisce tenere le loro tre storie sostanzialmente separate. Nicole Kidman e Charlize Theron sono personaggi realmente esistiti, le vere donne che hanno denunciato e fatto cadere il capo di Fox News, un anno prima dello scandalo Weinstein, distruggendo un sistema di potere maschilista che umiliava e violentava (nel senso letterale) le donne. Margot Robbie è una cristiana integralista che non sa niente del mondo, appena arrivata, che subisce le avances di Roger, perde la sua innocenza e rappresenta un misto di racconti ed esperienze diverse, senza avere un equivalente reale.

Questo film militante, con le idee molto chiare, più che raccontare i veri fatti (cosa che comunque fa) mira a rappresentare con una buona fedeltà i meccanismi e le dinamiche del sessismo sul posto di lavoro, dall’anello più basso fino a quello più alto, mostrando come non siano solo quelle appena arrivate a subirlo e come non sia qualcosa che riguarda le più giovani, ma anche chi è più potente (e ha subito a suo tempo) continua a vivere sotto un giogo per il fatto di essere donna.

Certo Bombshell è un film che soffia sul fuoco dell’indignazione più che raccontare davvero qualcosa di complicato e sofisticato come i rapporti sul posto di lavoro e le contraddizioni di chi capisce di trovarsi in un mondo in cui non può sopravvivere. È scritto dallo sceneggiatore di La Grande Scommessa e diretto dal regista di Austin Powers e Trumbo, un uomo capace di portare leggerezza e tranquillità ovunque. E del resto il film è colpevolmente mainstream nella maniera in cui riduce il più possibile le asperità e presenta qualcosa di terribile con toni digeribili per chiunque. È la versione per le masse di un film che poteva essere dieci volte più violento e anche quando con decisione mostra come Roger abusi della nuova arrivata fa quasi sorridere per garbo e moderazione.

Bombshell non fallisce perché sbagli qualcosa, fallisce perché si propone di metterci nelle scarpe di tre donne che aderiscono a un sistema di valori conservatori, che lavorano per Fox News ma anche loro hanno un limite di sopportazione del maschilismo, eppure mai prende di petto questi dettagli. Sono tre donne molestate come altre, le loro contraddizioni sono sfiorate e la maniera in cui quel che subiscono si innesta nel loro sistema di valori non è proprio considerata.

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