Bob & Marys, la recensione
Con pochissime idee e un quoziente bassissimo di plausibilità Bob & Marys fa il minimo del lavoro su un'idea originale
Alla porta di due genitori mediamente vili ed ordinari bussa un giorno la camorra che gli consegna una serie di pacchi. Non ne sanno nulla e ben presto scoprono che se li dovranno tenere, sono stati scelti proprio per la loro media inutilità come nascondiglio di materiale importante per il crimine. Non possono andare alla polizia, non possono ribellarsi, non possono distruggerla o sbarazzarsene, devono tenersela e sperare che la polizia non li becchi e che la camorra un giorno venga a riprendersela e non li voglia uccidere.
Ovviamente nonostante lo spunto sia un problema reale, non c’è nulla di plausibile in Bob & Marys. Non lo sono i camorristi, che in un epoca in cui Gomorra ne ha rivisto completamente l’archetipo a partire dal look fino all’atteggiamento sembrano personaggi di una piece teatrale degli anni ‘70. Non lo è Papaleo nella necessaria trasformazione da remissivo professorino ad aggressivo lottatore. Non lo è Laura Morante nella bieca e cinica voglia di passare sopra a tutti per rimanere viva. E infine non lo sono i due insieme nemmeno quando ballano (nella finzione sarebbero stati campioni di ballo in gioventù).
Non serviva arrivare alle vette di un film come Dick & Jane - Operazione furto, in cui cittadini ordinari stimolati dalla crisi economica cominciano a delinquere per mantenere il proprio stile di vita, non c’era per forza bisogno di ambire anche ad una satira sociale o di essere così raffinati nell’intreccio tra bisogni, desideri e occasione. Ma anche così poco e così banale è davvero ingiusto.