Bloodshot vol. 4: H.A.R.D. Corps, la recensione

Abbiamo recensito per voi il quarto volume di Bloodshot intitolato H.A.R.D. Corps, pubblicato da Star Comics

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Un nuovo inizio attende Bloodshot, ed è un grande inizio. Un nuovo titolo, un nuovo team creativo e soprattutto nuove atmosfere per questa serie che rappresenta, senza ombra di dubbio, una delle testate più calde di casa Valiant.

Raymond Garrison è un soldato dell’esercito americano facente parte di una squadra speciale addetta alle missioni suicide. Il suo corpo è stato ricoperto da naniti, robot grandi un nanometro in grado aumentare le doti umane oltre ogni limite e di far assumere a chi li indossa la forma che desidera. Ma Bloodshot è anche un marito, un padre, e ciò che desidera di più è tornare a casa dai suoi affetti.

Durante un’operazione in Afghanistan succede qualcosa nella sua testa, qualcosa che manderà in crisi la sua stessa esistenza. Scoprirà una devastante verità: questi ricordi potrebbero non essere i suoi. Gli sono stati innestati dal Progetto Spirito Nascente, progetto delle forze armate finalizzato alla creazione di Bloodshot, la perfetta macchina da guerra. Sconvolto e in cerca di sé stesso, Bloodshot sarà catturato da Toyo Harada, patrono della Fondazione Harbinger e uno dei più potenti psioti del pianeta, intenzionato a studiare la fisiologia dei naniti e utilizzarla per scopi, a suo dire, umanitari. Naturalmente lo Spirito Nascente non resterà a guardare e formerà una nuova squadra di H.A.R.D. Corps, capitanata dal Maggiore Palmer, per tornare in possesso della tecnologia di Bloodshot. Queste le premesse del nuovo corso del personaggio scritto dal tandem composto da Christos Gage e Joshua Dysart.

Durante questo primo arco narrativo gli autori sono stati abili a imprimere un ritmo differente rispetto alla precedente gestione, introducendo un cast rinnovato e ampio ma soprattutto delineando atmosfere inedite per il personaggio che ne esaltano le caratteristiche e ne migliorano la resa. Troviamo tutto quello che serve per confezionare un buon fumetto: tante emozioni, colpi di scena continui, ricco di azione. Un fumetto supereroistico di intrattenimento che svolge egregiamente il suo compito grazie all’ottimo lavoro di caratterizzazione svolto da Gage e Dysart. Tutti i personaggi, infatti, sono dotati di fisionomie forti, precise, di spessore che conferiscono tridimensionalità alla figura di questi uomini e donne in fuga dalle loro tormentate vite per trovare un riscatto (economico e sociale) in questa missione.

Colpisce l’ambiguità e il mistero di fondo con il quale vengono definiti molti protagonisti di questi primi quattro capitoli. Chi è davvero la parte malata del sistema e chi, invece, opera nel rispetto della legalità e per fini umanitari? Quali sono i sentimenti che animano Harada e Kozol, quali le motivazioni di Palmer e Bloodshot? In questo intricato puzzle si innesta, poi, la perfetta gestione corale dei comprimari che esalta ogni singolo elemento degli H.A.R.D. Corps rendendolo indispensabile alla resa della storia.

Alla suspense figlia dell’azione e ai personaggi riusciti dobbiamo aggiungere una forte vicinanza a tematiche contemporanee molto forti. Non possiamo non leggere tra le righe di queste pagine l’attacco alle lobbies della guerra, all’ingente quantità di denaro pubblico destinato allo sviluppo di macchinari sempre più letali e devastanti; soldi che, invece, potrebbero essere investiti per la ricerca o per le cure mediche. Sappiamo benissimo come la guerra sia stata il secolo scorso (ma non solo) un motore forte per lo sviluppo tecnologico, tanto da spingere l’uomo a superare limiti ritenuti insuperabili (uno su tutti, il volo). Anche in questo primo arco narrativo i naniti vengono utilizzati per creare quella macchina perfetta in grado di portare morte e distruzione in giro per il mondo.

A rendere ulteriormente unico questo volume ci pensa la talentuosa Emanuela Lupacchino, disegnatrice italiana al suo esordio in casa Valiant, che mantiene una compostezza e regolarità in fase di costruzione della tavola che si sposa perfettamente con la linearità dello storytelling di Gage. Sebbene la griglia non abbia uno schema regolare fisso, le vignette sono distribuite in maniera armonica. Sovente la disegnatrice si lascia andare a immagini a tutta pagina che tendono a enfatizzare la tensione e, al contempo, a fissare l’attenzione del lettore sui momenti salienti della storia. La dinamica plasticità dei corpi in movimento non perde mai in espressività e questa componente risulterà fondamentale per la riuscita finale dell’opera. Trattandosi, infatti, di un fumetto che mette al centro della narrazione le singole vicende umane dei personaggi, il lavoro svolto in fase di scrittura trova la sua (ottima) controparte nelle matite della Lupacchino, brava nel non eccedere mai con le soluzioni scelte e nell’adottare un tratto pulito, realistico che richiama alla mente quello di Ivan Reis, Olivier Coipel e Jorge Molina.

Il volume è impreziosito dal numero zero della serie scritto da Matt Kindt per le matite di ChrisCross. Una storia breve che, approfittando dalla capacità introspettiva dei testi di Kindt, prova a raccontarci la genesi di Bloodshot dal punto di vista di chi ha provato a donare a questa macchina da guerra una componente tipica degli esseri umani. In conclusione Bloodshot vol. 4: H.A.R.D. Corps è un fumetto di grande qualità che saprà conquistarvi e farvi innamorare di un personaggio che finalmente ha trovato una giusta dimensione e caratterizzazione. Encomiabile l’impegno di Valiant nel migliorare ulteriormente la qualità delle sue serie creando un universo narrativo coeso e unitario in cui le vicende di ogni singola storia siano collegate alle altre, mantenendo sempre una propria identità e fruibilità. Un plauso anche allo sforzo di Star Comics nel mantenere in vita un corpus letterario che si dimostra ogni volta di più una bella e sorprendente conferma.

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