Bloodshot Salvation vol. 1: Il libro della vendetta, la recensione
Abbiamo recensito per voi il primo volume di Bloodshot Salvation, di Lemire, Suayan, LaRosa e Reber
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Seduto vicino la culla della figlia Jessie, l’uomo che ha deciso di assumere l’identità di Ray Garrison è consapevole della minaccia che aleggia sulla sua famiglia. Dopo aver cercato in ogni modo di liberarsi dai naniti che l’hanno trasformato nell’arma più letale mai concepita, Bloodshot, Ray è intimorito dal ritorno del mostro chiuso dentro di sé; ora, ha una famiglia da proteggere e una promessa da mantenere: tenersi lontano dai guai. Ma il Nostro è consapevole che "alla fine Bloodshot ritorna sempre", e dunque per il soldato addestrato al solo scopo di uccidere è di nuovo il momento di sporcarsi le mani.
Con questi presupposti parte Il libro della vendetta, primo arco narrativo della testata sviluppato da Lemire lungo due diverse linee temporali: la prima segue le vicende della coppia nel presente, alle prese con ansie e paure genitoriali; la seconda, ambientata otto anni nel futuro, vede la piccola Jessie – in compagnia di alcuni amici del padre – affrontare il misterioso Rampage.
Su Bloodshot Salvation, il lavoro di Lemire si pone in continuità rispetto alla precedente run, portando avanti un approfondimento psicologico del personaggio riuscito e affascinante. Nell’inedito ruolo di padre e marito, Ray deve tenere a bada i suoi istinti più violenti e brutali, in uno scontro drammatico con la sua vera natura.
"Le colpe dei padri ricadono sui figli", e l’essere stato un killer implacabile è una maledizione dalla quale nessuno può sfuggire: in questo caso, a pagarne le conseguenze è l'innocente Jessie, il cui destino sembra segnato sin dalla tenera età.
Ad affiancare un Lemire sempre più a suo agio al timone della grande saga di Bloodshot troviamo Mico Suayan e Lewis LaRosa, i quali si spartiscono i vari segmenti narrativi: il presente e i flashback sono affidati al disegnatore di origini filippine, mentre allo statunitense spetta la timeline del futuro. L’affiatamento tra Suayan e Lemire è evidente (i due avevano già collaborato su Bloodshot Reborn), con il tratto iperrealistico dell’artista che conquista per la grande espressività dei primi piani e l’esplosività delle sequenze action. Decisamente più asciutto e spigoloso il tratto di LaRosa, ma non per questo meno funzionale; entrambi, infatti, riescono a supportare splendidamente il ritmo e l’emotività del racconto.
Bloodshot Salvation è l'ennesimo ottimo inizio per un personaggio che si evolve e conquista sempre di più.