Bloodshot Reborn vol. 3: L'Uomo Analogico, la recensione

Abbiamo recensito per voi il terzo volume di Bloodshot Reborn, di Jeff Lemire, Lewis LaRosa e Butch Guice

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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L’Uomo Analogico è il terzo volume che Edizioni Star Comics dedica alla serie Bloodshot Reborn, nonché il titolo di un interessante arco narrativo scritto da Jeff Lemire e disegnato da Lewis LaRosa per i colori di Brian Reber. Questo nuovo ciclo di storie è ambientato trent’anni nel futuro rispetto alla conclusione del precedente brossurato, dove abbiamo visto un ormai anziano Raymond Garrison vivere in un villaggio desolato insieme alla moglie Magic.

La Los Angeles del futuro è una città tecnologicamente avanzata, circondata da alte mura sorvegliate da droni sentinella X-O Manowar. All’esterno - un territorio brullo, inospitale e desertico - la vita è tutt’altro che facile, ma è proprio qui che si muove l’ex killer perfetto, intento a proteggere gli abitanti del villaggio e a procacciare le risorse minime necessarie per sopravvivere. Il quotidiano trascorre noioso e polveroso, ma per Ray non è mai tempo di abbassare la guardia: gli Shadowmen potrebbero giungere inattesi e fare razzie. Bloodshot è inoltre sulle tracce dell’Uomo nella Torre, il mandante dell’omicidio di Magic, affiancato da un ormai anziano Ninjak.

In bilico tra atmosfere post-apocalittiche care ai film di Mad Max - o a fumetti come Vecchio Logan - e richiami ai recenti sviluppi narrativi dell’Universo Valiant, L’Uomo Analogico conquista grazie a un susseguirsi di eventi drammatici che creano grande pathos. Nonostante ricalchi uno schema narrativo non certo innovativo e, anzi, spesso abusato nella recente narrativa supereroistica (l'eroe anziano costretto a rimettersi in gioco a causa di tragici eventi), questa storia rappresenta una buona continuazione del ciclo di storie imbastito da Lemire.

Spettacolari scene d’azione si alternano ai momenti di riflessione, cadenzati da dialoghi intensi e dosati con grande maestria; e il merito della riuscita di questa serie sta proprio nel grande lavoro che l’autore canadese sta mettendo in atto sul protagonista, abbandonando soluzioni da spy-story, da racconto di guerra, e lasciando trapelare un’umanità profonda, piena di dubbi e interrogativi senza risposta. La maturazione del personaggio prosegue secondo un percorso funzionale e ben delineato, in cui la sapiente penna di Lemire scava a fondo nel suo animo, evidenziando paure e ansie.

Il tutto è supportato da una convincente prova al tavolo da disegno di LaRosa, il cui stile plastico e ricco di dettagli regala tavole dall’elevato impatto emotivo a supporto di uno storytelling dinamico in grado di tenere alto l’interesse del lettore. Non ci sono attimi di pausa tra frequenti cambi di ambientazione, inseguimenti e scontri corpo a corpo in questo pregevole affresco narrativo esaltato dai colori caldi e dal chiaroscuro di Reber.

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