Blood Brothers 1 - 3, la recensione

Abbiamo recensito per voi Blood Brothers, opera di Piccioni, Fantelli, Patrucco, Ramirez, Manieri e Grassi

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


Condividi

Blood Brothers è la serie secondogenita di Edizioni Inkiostro dopo The Cannibal Family, testata ammiraglia nata dalle menti vulcaniche del suo fondatore, Rossano Piccioni, e dello scrittore Stefano Fantelli.

Come nel titolo dedicato al clan Petronio, anche qui è una famiglia a essere protagonista, sebbene si tratti di un nucleo famigliare più ridotto: due gemelli, Rosario e Sebastiano. Sono entrambi esperti chirurghi votati alla ricerca della perfezione, di cui hanno tuttavia concetti differenti, come differenti sono esternamente e interiormente. Così vengono presentati nel primo, eloquente racconto: Diversi, firmato da Piccioni e Fantelli.

Li unisce, tuttavia, un forte legame affettivo che nutrono l'un l'altro fin dalla terribile infanzia, come ci viene narrato nelle storie Cuore di papà - di Piccioni e Nathan Ramirez - e Doktor Terror - di Piccioni e Gero Grassi - che danno il nome al secondo e terzo albo. Sono probabilmente le vicissitudini condivise fin dalla tenera età ad averne fatto dei sadici e depravati carnefici, dai profili fortemente disturbati, che non mostrano alcuna pietà verso le proprie vittime, sbudellate e scuoiate in nome di un'enigmatica bellezza.

La splendida Priscila, amante di uno spietato boss della mala carioca, giunta dal Brasile per una particolare operazione estetica, si rivela un evento dirompente nella - si fa per dire - quotidianità dei due fratelli; si trovano infatti per la prima volta in disaccordo su una decisione cruciale. Immediatamente la donna dimostra verso i due uomini una disponibilità totale e viene così accettata e coinvolta nella loro intimità morbosa e perversa (in Come una dea di Fantelli e Marco Patrucco e Prigionieri, ancora di Fantelli e Stefano Manieri).

Blood Brothers è un'opera travolgente, azzeccata - a partire dal titolo - e fortemente riconoscibile nel nostro mercato. Si tratta chiaramente di un fumetto rivolto al pubblico adulto, per l'intensità della violenza e dell'erotismo, ma che non scade mai nella pornografia. Definirlo un horror sarebbe riduttivo, mentre "splatter", il termine che più gli si addice, suonerebbe obsoleto. I due creatori di Blood Brothers, infatti, ne ridefiniscono il paradigma, dove sangue e interiora sono fini a se stessi e coniano un nuovo genere in cui questi diventano strumenti di narrazione e di emancipazione.

Il soggetto è robusto, la sceneggiatura agile, moderna ed efficace, supportata dal tratto sporco e inconfondibile di Piccioni e dagli altri artisti impegnati, che alternano allo stile più vicino al made in Italy di Ramirez e Patrucco, quello più noir di Manieri o americano di Grassi. Tutti garanti di cura e qualità.

Continua a leggere su BadTaste