Blindspot 5x11 "Iunne Ennui": la recensione [FINALE DI SERIE]
I titoli, in Blindspot, hanno sempre avuto uno specifico significato e, nel caso del finale di serie Iunne Ennui, descrive una sensazione: la recensione
I titoli, in Blindspot, hanno sempre avuto uno specifico significato, perché anagrammati davano degli indizi sull'episodio stesso o perché, come nel caso del finale di serie Iunne Ennui, descrivevano una sensazione, la perfetta quadratura del cerchio. Le due parole compongono infatti un palindromo, cioè una parola che può essere letta nello stesso modo sia che lo facciate da sinistra a destra che da destra a sinistra. Un cerchio perfetto, appunto, che in questo caso inizia e finisce in un luogo simbolo per la serie: l'affollatissima Times Square con al centro la Jane di Jaimie Alexander.
Le allucinazioni di cui la protagonista della serie aveva infatti sofferto nel passato, sintomo del fatto che la morte stesse sopraggiungendo, sono tornate e questo nonostante il fatto che Patterson (Ashley Johnson) avesse creato un'antidoto proprio per questa evenienza e glielo abbia inoculato salvando i suoi ricordi. La dose di cui Jane però avuto bisogno, a causa del suo passato, era decisamente più massiccia e proprio quando viene messa di fronte alla decisione di curarsi e avere salva la vita o usare le sue allucinazioni per arrivare alla bomba prima della detonazione, lei sceglie chiaramente la seconda opzione e, apparentemente, paga con la vita il suo sacrificio un attimo dopo essere riuscita ad impedire assieme a Kurt (Sullivan Stapleton) l'esplosione di una bomba che avrebbe potuto cancellare la memoria di quasi tutti gli abitanti di Manhattan.
Secondo Martin Gero, il creatore dello show, non si può parlare esattamente di un finale irrisolto, perché il pubblico si divide sostanzialmente in due nette fazioni, chi crede senza alcun dubbio che la protagonista sia morta alla fine della puntata e che l'idilliaca riunione che vediamo nei fotogrammi finali sia una versione del suo personale Paradiso e chi invece è convinto che sia stata strappata alla morte proprio come viene dichiarato e che le sia stata concessa una vita serena e felice accanto all'uomo che ama ed ai suoi amici. Tutta la scena finale di Iunne Ennui è un'idilliaca visione della realtà dopo una vita vissuta per anni a ritmi indicibili, soffrendo traumi impensabili: i Kurt e Jane che rivediamo parlano infatti di voler diventare genitori tramite adozione, Patterson e Rich Dotcom (Ennis Esmer) sono invece diventati due improbabili Indiana Jones alla ricerca di tesori, mentre Tasha (Audrey Esparza), partorito il figlio del compianto Reade (Rob Brown), dirige una sua agenzia di investigazione. Astenendoci dall'esprimere la nostra opinione in merito al significato di questo finale, ci limiteremo a dire che è una chiusura intrigante, per uno show che non ha sempre brillato nel corso di questi anni.
La seconda e, per buona misura, la prima stagione, restano a nostro avviso le migliori che la serie abbia avuto, quelle con il progetto più chiaro ed interessante, mentre le altre si perdono un po' tutte in una confusione di nomi e cospirazioni portate all'estremo e di nemici talmente improbabili da rasentare il macchiettistico, le cui motivazioni sono solo un lontano e vago ricordo e tutto ciò, nonostante lo showrunner assicuri di aver sempre avuto un progetto quinquennale per Blindspot, pur ammettendo che sia comprensibilmente mutato nel tempo. L'idea di accontentare in maniera inaspettata sia quella parte di pubblico che voleva per i protagonisti una vita felice ed un meritato riposo (non eterno, in questo caso!), sia chi voleva invece che la serie mantenesse sottopelle quei toni drammatici che ha sempre avuto, è apprezzabile. Certamente i suoi estremismi mancheranno, ma bisogna anche ammettere che show come Blindspot, anno dopo anno, hanno sempre più il sapore di un modo di fare televisione ormai (quasi) estinto e legato ad una "vecchia guardia" che - grazie, o a causa, di fiorenti servizi streaming e nuove sfide creative - dà l'impressione di stare lentamente sparendo.
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