Blade Runner, l'edizione da collezione del 30° anniversario: la recensione
Il cofanetto da collezione edito dalla Warner Home Video in occasione dei 30 anni di Blade Runner è finalmente nelle nostre mani; scopriamolo insieme...
Oggi più che mai sono naturalmente portato a domandarmi quale sia l'effettiva caratura di un filmmaker come Ridley Scott.
Il mio dubbio è probabilmente destinato a rimanere tale. Quello che non posso in alcun modo mettere in discussione è come Ridley Scott sia riuscito a tirare fuori dal cilindro a tre capolavori totali come Blade Runner, Alien e I Duellanti.
Blade Runner è un film che non ha paura di affidare a ogni sequenza, se non a ogni inquadratura, un significato ben preciso, una chiave di lettura destinata a far parlare di sé nei secoli dei secoli. Basterebbe già il solo incipit in cui il paesaggio cyberpunk di Los Angeles e la piramide della Tyrell Corporation si riflettono in un occhio, svelando subito il tema principale della storia. Ispirandosi all'iconografia egizia dell'Occhio della Provvidenza (l'occhio che, incastonato nel tronco di una piramide, tutto vede), dell'occhio del creatore, possiamo già leggere il tutto come una vigorosa allegoria dell'importanza della visione, un legame ribadito a cadenza e intervalli di tempo regolari durante il lungometraggio. Il test Voight-Kampff, utilizzato per stanare i replicanti, ricerca delle reazioni empatiche, attraverso un esame oculare. Questi organismi sintetici, questi “lavori in pelle” si aggrappano al rapporto che lega la memoria e la visione fatto dagli umanoidi; Leon e la sua foto, il rigetto di Rachel che non può ammettere di essere un prodotto della Tyrell – lei ricorda di aver vissuto! -, l'indimenticabile monologo di Roy Batty nel finale del film ("Io ne ho viste cose"). Ma nel raccontare questa caccia che ricontestualizza in un futuro tetro e piovoso alcune figure archetipiche di tanti noir che hanno contribuito a edificare il mito di Hollywood – la femme fatale e l'uomo cinico e disilluso destinati, inevitabilmente, ad amarsi – vengono anche gettate le basi per una profonda riflessione fra trascendente e immanente, fra Creatore e creatura. I Nexus sono destinati a un rapidissimo invecchiamento, ferale “regalo” del loro Dio e artefice, il Dr. Tyrell e proprio per questo aspirano a voler superare questo limite, per poter contiuare a vivere. Roy Batty segue dunque un percorso che lo porta ad assumere i contorni iniziali di un Lucifero, di un portatore di luce in un'esistenza resa buia dai limiti imposti dal padre, per poi sacrificarsi nel finale salvando la vita a Deckard. Un Cristo artificiale che nella perenne pioggia di una Los Angeles schiacciata dall'eccessiva industrializzazione e inquinamento e, più genericamente, specchio di un'America che pareva aver già perso di fronte all'avanzata del “pericolo giallo” - nel 1982 erano i giapponesi a incutere timore, oggi è la Cina – offriva un barlume di speranza in una pellicola arrivata troppo in anticipo sui tempi.
Come vi ho già detto nel corso dell'articolo, la pellicola di Ridley Scott festeggia quest'anno il trentesimo anniversario. La divisione nazionale della Warner Bros. ha onorato degnamente il film presentando questa Edizione da Collezione 30° Anniversario tramite un evento stampa cui è intervenuto Roy Batty in persona, ovvero sia l'attore olandese Rutger Hauer, seguito poi da un'incontro con i fan moderato dal nostro Andrea Francesco Berni.
Questo cofanetto, per i cultori italiani di questa gema della settima arte, è un acquisto imprescindibile, visto che va a colmare quella lacuna che, nel 2007, ha lasciato scontenti i fan nel momento in cui la Ultimate Collector's Edition è arrivata sugli scaffali delle videoteche e dei centri commerciali. Al tempo, il prodotto “omniconprensivo” di Blade Runner era arrivato in Italia solo a definizione standard, mentre in Blu-Ray era arrivato solo il Final Cut del 2007.
L'edizione disponibile ora rimedia al torto passato.
Nel Disco 1 troviamo il già citato Final Cut del 2007. Vi ricordiamo infatti che tanto nell'edizione uscita nelle sale nel lontano '82 quanto nel famigerato Director's Cut del'92, il regista inglese non aveva avuto il totale controllo artistico sul film per via dello sforamento del budget della pellicola, motivo che, oltretutto, ha ritardato per lungo tempo l'arrivo di una versione home video del film che potesse andare a spazzare via la terribile dizione in Dvd edita nel nel 1997 (1999 in Italia) successivamente riproposta, in versione restaurata, nel 2006. Tutto questo è avvenuto perché Bud Yorkin e Jerry Perenchio, attraverso Tandem Production, erano diventati i possessori dei diritti del film: la sua lavorazione aveva sforato il budget e una precisa clausola contrattuale garantiva il "passaggio di proprietà" a Tandem qualora il tetto fosse stato infranto. Dopo anni di bagarre, si è infine arrivati all'agognato lieto fine.
Nel Disco 2 troviamo: Versione Cinematografica Americana (1982): la versione originaria dei cinema americani - Versione Cinematografica Internazionale (1982): conosciuta anche come "Versione Criterion", include più scene di violenza e azione e corrisponde alla versione del film distribuita da Warner Bros nel cinema europei e asiatici - Director's Cut (1991): la trasposizione dalla quale vennero rimosse la voce narrante di Deckard e l'happy end imposto dallo studio. Si tratta della versione nella quale venne inserita la memorabile scena dell'unicorno dalla quale sono nate tutte le speculazioni su Deckard replicante.
Nel Disco 3, oltre al documentario Dangerous Days e a più di 1000 immagini di archivio ad alta risoluzione, troviamo anche la rarissima Workprint Version, cioè la copia lavoro del film mostrata nelle proiezioni test del film fatte a Denver e Dallas nel marzo del 1982.
Il corposo pacco propone anche una piccola riproduzione di uno spinner e un art-book contenente, disegni, artwork e foto dal dietro le quinte.
Per scoprire tutti i dettagli circa il contenuto del cofanetto, v'invitiamo a cliccare sull'immagine qua sotto che vi permetterà di raggiungere il nostro unboxing fotografico.