Blackhand Ironhead, la recensione

Abbiamo recensito per voi Blackhand Ironhead, il fumetto indipendente scritto e disegnato da David Lopez

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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E se i super eroi avessero vinto? Ma proprio vinto, per sempre, o quasi. Se avessero sconfitto tutti i super criminali e adesso il mondo fosse in pace? Se non ci fosse più ragione, per loro, di combattere in costume, tranne che in sporadici casi, e la società fosse ormai al sicuro? Quasi nessun brutto ceffo con super poteri, solo ladri e delinquenti comuni. Sarebbe una gran società, non è vero? Forse. O forse sarebbe un posto piuttosto malinconico, in cui chi nasce con abilità speciali continua a lottare, ma soltanto nelle arene. Dei grandi baracconi spettacolari, che servono a ricordare ai super cattivi ancora in circolazione che gli eroi non si sono rammolliti e che sarà meglio volare basso. La società degli eroi di un tempo non è scomparsa, ma si è organizzata per mantenere la pace tramite l'avvertimento costante. E, nel frattempo, fare un sacco di soldi con mostre, musei, tecnologia avveniristica.

Alexia è l'erede di tutto questo. Suo padre, Carlos, è uno di quegli eroi che hanno salvato il mondo. Definitivamente. E che ora si gode, in doppiopetto, la bella vita da presidente della società degli eroi. Solo che Alexia vuole combattere, aiutare il prossimo, darsi da fare. Non può. Deve diventare una donna d'affari, mantenere in vita il sogno di papà, diventare ricca e rispettabile. L'arena è per gli altri, e lei, la sua forza dovrà tenerla nascosta. Povera Alexia. Povera Ironhead. Solo che un giorno, la peggiore dei criminali di un tempo fa ritorno ed è intenzionata ad aprire l'armadio dei suoi nemici. I super eroi hanno degli scheletri nell'armadio. Carlos, forse, più di tutti gli altri. Di sicuro, una figlia illegittima, Amy, che ha ereditato i poteri di mamma, una super criminale tra le peggiori, oggi in pensione. Tra scontri, rivelazioni contorte e piani segreti, Amy, detta Blackhand, e sua sorella Ironhead si troveranno costrette a fare coppia e usare i propri poteri per scoprire la verità sul passato delle loro famiglie, del mondo e della presupposta vittoria dei buoni. Sempre ammesso che lo siano.

Blackhand Ironhead è una buona idea di David Lopez. Non originalissima. Si tratta, sostanzialmente, di un ribaltamento del concetto di Wanted, il fumetto di Mark Millar e J.G. Jones di quasi quindici anni fa. Là erano stati i cattivi a vincere e a modellare la società. Qui è l'opposto. L'idea è però buona, perché permette di far dire una serie di cose interessanti a questa avventura colorata e dai toni non sempre coerenti, a volte spensierata e a volte più adulta e riflessiva, con cambiamenti d'atmosfera repentini.

Lopez realizza un'opera chiaramente metafumettistico, anche se non porta il discorso fino in fondo, con convinzione. Fa degli accenni alla politica, che fa passare per bello tutto ciò che sta nel passato, nascondendo le magagne sotto un tappeto di dimenticanza. Un tema caro a uno spagnolo con una coscienza come David. C'è anche il tema della nostalgia, che ha stancato il nostro autore, come molta parte del pubblico della narrativa contemporanea.

La storia è divertente, ma Lopez mostra tutti i suoi limiti di sceneggiatore. Ottimo disegnatore, sceneggiatore immaturo. Blackhand Ironhead cambia ritmo, punto di vista, tono narrativo in continuazione. Non ha la pazienza, nelle sue 160 pagine a orientamento orizzontale, di farci comprendere fino in fondo la natura dei suoi personaggi. E rimane nel mezzo, un'incompiuta. Il rapporto tra le due protagoniste è divertente, ma non appagante fino in fondo, perché poco chiaro nelle sue dinamiche. Non ci sarebbe pesato così tanto se la storia avesse spinto con maggior decisione verso temi da parodia, che invece rimangono accennati. A un personaggio tragico, dal tormento accennato ma non risolto, ecco affiancarsene uno chiaramente comico, persino caricaturale. La lettura è un'altalena. In alcuni casi, dà giramento di testa e risulta confusa.

Ma ha un pregio fondamentale: non annoia. Per quanto sia parzialmente sconclusionato, Blackhand Ironhead diverte. O almeno ha divertito chi vi scrive. Esagerato, poco equilibrato, affrettatissimo, è un casino interessante, pieno di personaggi che restano abbastanza impressi, fantasioso e con delle potenzialità. Se David Lopez avrà abbastanza successo e, come ci ha detto nell'intervista concessaci a Lucca Comics, scriverà e disegnerà la seconda stagione di questo fumetto Panel Syndicate, probabilmente gli daremo un'occasione, per vedere se ha deciso davvero che fare di queste sue bizzarre creature ancora in via di definizione di identità narrativa.

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