Blackbox vol. 3: Eterna ribellione, la recensione
Abbiamo recensito per voi il terzo volume di Blackbox, la serie fantascientifica edita da Hyppostyle
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Eterna ribellione prosegue nel solco di maturazione che ha alle spalle e ci mostra un Giuseppe Grossi narratore per davvero, non privo di qualche ingenuità e di momenti di fretta, ma ormai molto a suo agio nel dettare i tempi di questa vicenda spuria e volutamente miscellanea, di questa distopia steampunk buia e spietata. Il passato dei personaggi ci è ormai noto, così come quello della terrificante città di Ecrònia, patria senza virtù se non la forza, che costringe le generazioni dei suoi figli a guerre fratricide e programmate che permettano solo al sangue migliore e più combattivo di sopravvivere, imponendo una crudele selezione darwiniana. Ormai possiamo concentrarci sul presente di Isaac, il protagonista di fatto di una storia che ha comunque un sapore di comunità e rimane il ritratto di una nazione; sventurata, apparentemente senza speranza, si prepara alla battaglia.
Questo nuovo volume della serie, intelligentemente, fa sì che il conflitto che permea le fondamenta della città di Ecrònia sia il luogo in cui si risolvono gli odi personali, in cui si disciolgono i rapporti e le relazioni, in cui si manifesta la vera natura dei personaggi che abbiamo visto sinora. Un'idea di trama che sembrerebbe scontata, dato che la guerra è l'essenza stessa della società immaginata da Grossi; ma utilizzarla in maniera così coerente e organica nella definizione finale dei personaggi è una mossa da architetto di storie vero. Difficile non esserne compiaciuti, così come più godibili rispetto al passato sono i dialoghi di questa terza parte di Blackbox, sempre più ripuliti dalla macchinosità degli esordi.