Black Science vol. 4: Mondo Nume, la recensione

Abbiamo recensito per voi il quarto volume di Black Science, di Rick Remender e Matteo Scalera, edito da BAO Publishing

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Dopo il drammatico finale del terzo volume, Black Science ritorna con un nuovo arco narrativo, intitolato Mondo Nume e raccolto integralmente nel quarto volume della serie edito da BAO Publishing. Con questo nuovo atto, lo splendido fumetto scritto da Rick Remender e illustrato da Matteo Scalera si conferma essere non solo una delle migliori serie di fantascienza della Nona Arte di sempre, ma anche di possedere delle inattese caratteristiche trasformiste, che sanno rendere questa storia sempre diversa e sorprendente.

Con l'ultimo, drammatico salto effettuato per mezzo del Pilastro, i Dimensionauti protagonisti della storia sono stati spediti negli angoli più disparati e ignoti dell'Ogniverso: adesso, ognuno dei personaggi è virtualmente da solo con se stesso in una delle tante realtà della "cipolla", e nessuno di loro conosce l'ubicazione dei propri compagni di squadra superstiti. In questo nuovo arco narrativo di Black Science, la storia si concentrerà sul protagonista assoluto della serie, il geniale, scorbutico, anarchico, inaffidabile, ma anche inaspettatamente eroico Grant McKay. Ritroviamo il fondatore della "scienza nera" disperso in una dimensione sostanzialmente onirica, nella quale qualsiasi valore dato per certo (specie quelli che definiscono lo spazio/tempo) sembra essere una variabile trascurabile in un'equazione irrisolvibile. Sono passati tre anni dall'ultimo salto, e Grant è solo, ha perso i suoi figli, la sua amante Rebecca (la quale ha di recente tirato fuori un inaspettato coniglio dal suo cilindro, tradendo la sua squadra) e anche e soprattutto i suoi ricordi. In una dimensione popolata da strane e pittoresche creature (ancora di più rispetto a quanto Remender e Scalera non ci avessero già abituato), il protagonista dovrà compiere un viaggio nel suo passato, per ritrovare se stesso e cercare di ritrovare e salvare i suoi cari. Ammesso che non sia troppo tardi, dato che il centro della "cipolla" appare ancora molto lontano... Sarà quindi questa l'occasione giusta per gli autori per raccontarci il tragico passato di McKay, così da permetterci di comprendere meglio la sue psiche e la sua attitudine.

Il cambio di registro narrativo di questo quarto capitolo di Black Science è impressionante e affascinante, ma anche pienamente coerente con quanto raccontato in precedenza. Remender si prende un momento per rallentare sino quasi a fermare l'azione frenetica e il ritmo crescente e galoppante che ha contraddistinto il viaggio dei Dimensionauti sinora, saltando da una realtà alternativa all'altra, per concentrarsi sul protagonista di questa storia, il singolare Grant McKay, un uomo complesso e controverso, né eroe né villain, e sempre molto, molto umano in tutte le sue contraddizioni. Molto spesso, i problemi e disagi che ogni uomo si porta dentro di sé, e che a volte arrivano a rovinarne l'esistenza, risalgono all'infanzia, e hanno la propria sorgente originale all'interno del nucleo familiare: nell'ambito della relazione con i propri genitori, ogni essere umano forma se stesso, anche inconsapevolmente. Che McKay non avesse avuto un'infanzia e una vita facile, lo avevamo sostanzialmente già intuito, così come il fatto che certi eventi del suo passato ne hanno condizionato il pessimo comportamento nel ruolo di marito e padre: adesso, Remender ci fornisce tutte le risposte, facendoci viaggiare a ritroso nel tempo, per raccontarci il passato del protagonista. Il risultato è un'esperienza intimista e molto spesso psichedelica, una sorta di trip sotto gli effetti di LSD, esperienza nella quale però non viene abbandonato il filone narrativo principale, né la forte impronta fantascientifica che contraddistingue Black Science sin dal suo esordio.

Ai disegni, Scalera continua a fare quello che sa fare meglio, ossia disegnare tavole incredibilmente dinamiche, con il suo solito e unico stile iper-cinetico, sporco e graffiante, caratterizzato da uno storytelling fulmineo e fluido, così come stupende sono le tonalità cromatiche pittoriche di Moreno Dinisio. In questo arco narrativo in particolare, Scalera realizza quelle che forse sono le splash page più epiche mai viste in questa serie, e sicuramente tra le migliori della sua intera produzione artistica. Non si registrano, inoltre, i visibili cali qualitativi riscontrati oggettivamente in sparute pagine del terzo volume di Black Science, e il disegnatore è bravo a sincronizzarsi al meglio con la forte carica emotiva e umana che questo arco narrativo possiede, riuscendo a trasmettere chiaro a lettore tutta la carica sentimentale, fatta prettamente di dolore e rabbia, che il protagonista porta dentro di sé sin dalla sua infanzia.

In conclusione, Black Science continua a crescere e a stupire, con una storia sempre più stratificata e di spessore, come se fosse anch'essa una cipolla. La narrazione procede spedita nella sua direzione, venendo arricchita costantemente con sottotrame sia verticali che orizzontali, che riescono a esplorare sempre nuovi angoli dell'Ogniverso da molteplici prospettive.

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