Black Science vol. 2: Benvenuto, Nessundove, la recensione
Abbiamo recensito per voi il secondo volume di Black Science, serie Image creata da Rick Remender e Matteo Scalera, edita da BAO Publishing
Nel secondo volume, intitolato Benvenuto, Nessundove, la storia dei Dimensionauti riprende proprio da dove l'avevamo lasciata: Grant McKay, ex-leader della Lega Anarchica degli Scienziati, nonché principale inventore del Pilastro, artefatto che che consente il viaggio dimensionale, è morto, cosa che ha lasciato i suoi figli Pia e Nate, nonché gli altri membri del gruppo, dispersi in una misteriosa quanto mortifera realtà, popolata da misteriose creature insettoidi, delle specie di "millepiedi telepati". I sopravvissuti dovranno dunque cercare un modo per resistere in un piano dimensionale assai ostile, nell'attesa che il Pilastro sia pronto a compiere l'ennesimo salto che li porterà chissà dove. Protagonisti assoluti della storia saranno senza dubbio i due figli di McKay, i quali si dimostreranno essere ragazzini molto più tosti di quello che l'apparenza potrebbe suggerire. Fra inseguimenti rocamboleschi, battaglie all'ultimo sangue e misteri sempre più intricati, avremo modo di scoprire alcuni retroscena sul passato dei protagonisti, in particolare quello di Rebecca, una donna con molti scheletri nell'armadio. L'universo narrativo di Black Science è composto, potenzialmente, di infinite realtà parallele, cosa che si traduce nell'altrettanto potenziale presenza di personaggi doppelgänger dei protagonisti: non date, dunque, nulla per scontato, e siate pronti ad assurdi e meravigliosi colpi di scena.
Inoltre, saremmo curiosi di osservare il nostro Matteo Scalera mentre disegna le tavole di Black Science: siamo difatti praticamente certi che uno degli artisti più spettacolari del nostro Paese si diverta ed esalti non poco quando impegnato a tradurre in matite e inchiostri le sceneggiature di Remender. Lo stile di Scalera, in continua e positiva evoluzione, sta a una serie di questo tipo come la mortadella sul pane, per usare una metafora culinaria. L'artista si dimostra essere pienamente a suo agio nel disegnare scenari e mondi dove il suo grande estro creativo può trovare libero sfogo: tra creature e mostri sempre più particolari nel loro design, non va dimenticata la grande capacità da parte di Scalera di disegnare protagonisti umani dotati di grandissima carica visiva ed espressiva. Il tutto viene esaltato quasi magicamente dalla tavolozza di Dean White, uno dei coloristi più talentosi del mondo del fumetto mainstream americano.