Black Rock - stagione 1 (prima parte), la recensione

Abbiamo recensito per voi la prima parte della stagione 1 della serie Wilder Black Rock

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Una città persa nel deserto e delimitata da un cerchio di cenere. Una comunità operosa in cui ognuno ha un ruolo da ricoprire senza porsi troppe domande. Il bene comune per cui tutti lavorano è difeso dal Guardiano, che vigila su queste anime perse nel nulla e che risponde esclusivamente al Capo, misterioso individuo segregato nella sua abitazione. La quotidianità si trascina stancamente e la paura aleggia tra le strade di questo piccolo centro, una sensazione generata dalla presenza della Montagna Nera, situata al di fuori del cerchio, e di strani esseri chiamati Loro.

Queste le premesse narrative di Black Rock, intrigante serie digitale scritta da Dario Sicchio per i disegni di Jacopo Vanni e i colori di Francesco Segala, uscita sotto le insegne dell'etichetta indipendente Wilder e giunta al giro di boa della sua stagione d’esordio. Le ambientazioni western si fondono a un gusto esoterico, ricco di simbolismo, mentre Sicchio ci conduce all’interno della piccola comunità stravolta dalla costante minaccia del ritorno della Montagna Nera.

A tentare di corrompere gli abitanti del villaggio troviamo i Pellegrini, figure enigmatiche sempre pronte ad arruolare nuovi adepti, offrendo loro dei doni; ma il perno intorno al quale ruotano le vicende principali è Abe, il Guardiano, a cui si affiancano una pletora di comprimari dalle più disparate fattezze. Ognuno di loro nasconde un segreto che gli conferisce un'aura misteriosa e ambigua, qualcosa che, a dire il vero, caratterizza l'intero contesto descritto da Black Rock: ci troviamo in un villaggio senza nome, in un luogo che potrebbe essere situato al centro degli Stati Uniti ma in un’epoca che ricorda gli inizi del XIX Secolo. Cosa vuole davvero il Capo? Da cosa devono difendersi gli abitanti di questo luogo? Interrogativi che si innescano fin dal primo capitolo e che accompagnano il lettore lungo tutta la serie.

Come sa bene chi ha letto Walter dice:, Sicchio è molto abile nel delineare figure che nascondono un segreto all'interno di una trama che, episodio dopo episodio, aggiunge tasselli a un puzzle in continua espansione. Ma questa caratterizzazione e i tanti spunti narrativi verrebbero meno se alla base non ci fosse un’ottima capacità di regia e un soggetto solido, costruito con maestria e svelato con i giusti tempi. Ulteriore valore aggiunto è la sinergia tra sceneggiatore e disegnatore: lo stile artistico di Vanni, con il suo tratto sintetico, spigoloso e sporco, riesce a dare forma a un viaggio sovrannaturale al di fuori dello spazio e del tempo. Dalle prime tavole in poi, l'artista acquisisce sempre maggior confidenza con i personaggi e i luoghi caratteristici di Black Rock, riuscendo a coprire con uno storytelling e un montaggio della tavola funzionali alcune incertezze prospettiche.

Quello che in parte stona nell’affresco generale sono i colori e la gestione delle ombre di Segala. La palette selezionata non rende al meglio le atmosfere polverose, ansiogene e cariche di suspense del racconto, e in alcune sequenze, che forse avrebbero richiesto tinte più desaturate, il contrasto caldo - freddo su cui si è puntato risulta inappropriato.

Giunti al termine della prima parte di questa stagione 1, i misteri da svelare sono ancora tanti, come tanta è la voglia di proseguire la lettura. La speranza è che Black Rock possa essere perfezionato ulteriormente nelle sue varie componenti in vista del lancio della seconda parte, così da preservare quello che riteniamo essere, ad oggi, il vertice creativo di Wilder. Una perla ancora grezza, ma pur sempre una perla.

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