Black Rock, la recensione

La recensione di Black Rock, serie Wilder ambientata in un inquietante West tra paranormale e mistico

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


Condividi

Black Rock, secondo atto

Nel vecchio e selvaggio West c'è un villaggio isolato. Molto isolato. Troppo isolato. L'aria è pesante e tutti quanti hanno una faccia malinconica, oppure si portano addosso un carico emotivo difficile da mandare giù. In molti casi, portano cicatrici e segni sulla pelle che raccontano un passato complicato. Si respira mistero, nel villaggio. Perché ci sono persone che non hanno un nome e vengono identificate solo dalla propria professione? Perché c'è un Guardiano che si occupa di tenere al sicuro il confine, ristrettissimo, attorno al villaggio? Perché a due giovani innamorati si impedisce di sposarsi, d'autorità? C'è il deserto, attorno al villaggio. E nessuno esce dal confine, dalla Frontiera.

C'è però chi entra. Sono fuggiaschi, sono rifugiati, sono persone che scappano da qualcosa di terribile che in quel deserto là fuori vive. E caccia. Qualcosa di spaventoso, che non lascia scampo. E poi c'è chi fa visita. Pellegrini, li chiamano gli abitanti. Lasciano offerte. Permettono di sopravvivere. Ma non sono dei benefattori ed è un po' inquietante il fatto che non temano ciò che vive al di fuori dalla Frontiera. Con questo peso incombente e sempre sulle spalle, con un mistero oscuro e nascosto, con i sensi di colpa nei cuori di tutti i cittadini, il villaggio convive da tempo. Quanto? Difficile dirlo, ma sono anni, decenni. Isolato, misterioso, preda della paura. Ma sopravvive. Qualcosa sta per cambiare, una volta per tutte.

Questa è la premessa di Black Rock. Dario Sicchio è bravo nel mostrarcela e nel farcela intuire soprattutto emotivamente, nel farci percepire la condizione esistenziale in cui vivono i reclusi del villaggio e il fatto che nascondano qualcosa, un rimpianto, una colpa, una condanna. Sono legati al luogo in cui si trovano, ma non sappiamo perché. Vorrebbero andarsene, forse, ma non possono. Non hanno speranza né fiducia, ma sono obbligati, per sopravvivere, ad affidarsi a qualcosa di sinistro. Se sia o meno una buona idea, non sappiamo. Pare che non ci siano alternative.

Black Rock

Non è un horror, Black Rock, come non è un western e nemmeno un giallo o un fantasy, ma è la storia di un mistero. Forse non sempre chiarissimo, probabilmente non spiegato fino in fondo nello svolgersi della storia, ma appassionante e coinvolgente. C'è una scelta, alla base della storia, dell'esistenza di questo villaggio mistico, in cui trovano rifugio anime non proprio candide. C'è l'idea di un essere potente e sognatore, di creare un luogo in cui le colpe non vengono solo punite, ma anche espiate. La città è un purgatorio privato e il perché è tutto da scoprire.

Al centro di una storia che parla molto di redenzione non potevano che esserci dei personaggi. Uno, in particolare: il Guardiano, ideale sceriffo della cittadina, incaricato di tenerla al sicuro dalle terrificanti minacce esterne e dalla frustrazione, dalla follia, dalle scelte stupide, dalla frenesia che possono minarne l'esistenza dall'interno. In prigione si sconta la propria pena. Non dev'essere semplice, ma è così. Se quella prigione potrebbe accoglierti per sempre... potrebbe, ma non ci sono certezze... impazzire è questione di tempo.

Black Rock

Bene le matite di Jacopo Vanni e i colori di Francesco Segala, ottimi nel restituire sugli schermi  dei nostri computer un West deformato ed oscuro, minaccioso. Anche i personaggi sono molto interessanti, dalla caratterizzazione classica, ben intonata con i ruoli e le personalità delle singole figure che si muovono in questo mondo da incubo forzato. Forse anche troppo canonicamente. L'immaginario fantastico della storia è limitato, non invasivo, ma ben costruito. Quando compaiono creature non umane, hanno un aspetto straniante, quasi inespressivo, illeggibile e distante. Tutti aggettivi difficili per dire che risultano misteriose. Anche quando spiegano le loro ragioni.

Perché il mistero di Black Rock rimane abbastanza intatto, in qualche forma. Persino nel momento della soluzione delle trame di questa serie, cui forse ne segue un'altra nelle intenzioni degli autori, molto rimane non spiegato, non conosciuto, non compreso. Il che è sia il principale punto di interesse di questo fumetto, sia uno dei suoi punti deboli più evidenti. Se certamente mantiene viva la curiosità del lettore, attratto da un'ambientazione e da personaggi ben costruiti, sul finale lascia il dubbio che le spiegazioni non ci siano per immaturità degli autori. Un po' troppi i punti interrogativi, dopo i titoli di coda.

Continua a leggere su BadTaste