Black Rock, capitolo 1: Il Guardiano, la recensione
Abbiamo recensito in esclusiva il primo capitolo di Black Rock, la nuova serie Wilder firmata da Sicchio, Vanni e Segala
In poche pagine, abbiamo modo di scoprire qualcosa di più su questo singolare luogo e sulla società di coloro che lo popolano: percorrendo le polverose strade del villaggio assieme al Guardiano, conosciamo un mondo rurale che ricorda facilmente quello del genere western, in cui ogni abitante viene appellato a seconda del lavoro che svolge, come il suddetto Guardiano, o il Conciatore, o il Carpentiere. In questo posto, però, sembrano esserci elementi che trascendono il mero realismo, virando verso qualcosa di più etereo e mistico: il villaggio è infatti anche visitato da uno spettro, il quale è però l'ultimo dei problemi dei protagonisti, a giudicare dal timore legato all'arrivo di potenziali nemici denominati semplicemente come Loro.
Ma è nella conclusione del primo capitolo che la storia dà il meglio, con un finale esaltante che fa ben sperare per il prosieguo della narrazione: evitando il rischio di rovinarvi una bella sorpresa, diciamo solo che quando apprenderete qual è l'esatto compito del Guardiano, rimarrete senza dubbio stupiti, forse anche un po' spaventati.
I testi di Sicchio sono essenziali e curati: lo sceneggiatore è bravo a impostare una storia fortemente intrisa di simbolismo, senza abbandonarsi a facili banalità, ma anzi infondendo un ritmo cadenzato e crescente che rende la lettura scorrevole e sempre più interessante, grazie a un prologo molto criptico e a un cliffhanger finale che funziona a meraviglia.
È evidente la grande sintonia tra scrittore e artista, e come questo sodalizio dia vita a uno storytelling vincente: i due autori si divertono molto a giocare con la costruzione della pagina variando costantemente il registro narrativo, che passa da campi larghi e splash page, a sequenze dove la narrazione si fa più serrata, caratterizzate da una griglia più fitta.
Lo stile di Vanni, poi, una sintesi perfetta tra realismo e una stilizzazione essenziale, propone un tratto sporco e nervoso, cosa che rende i disegni dell'artista piacevolmente simili a quelli di Jason Latour. Va detto che a livello grafico, specie nelle pagine iniziali, non mancano delle incongruenza e imperfezioni: la sensazione al riguardo è che Vanni stia prendendo le misure di questa storia e dei suoi personaggi, e difatti notiamo come, man mano che la narrazione va avanti, il tratto e le proporzioni diventino sempre più precisi.
Una nota di grande merito va anche al colorista Segala, che, grazie a una colorazione granulosa, dai toni caldi e freddi che si alternano intelligentemente, riesce a trasmettere una polverosa e tiepida atmosfera consona a una storia di genere western. Anche qui non mancano alcune imprecisioni, ma onestamente non possiamo muovere chissà quale critica in tal senso. Sottolineiamo, infine, come i registi di quest'opera siano davvero capaci di utilizzare al meglio i giochi di luci e ombre, che arricchiscono notevolmente il valore di Black Rock.