Black Mirror: abbiamo visto la terza stagione, le nostre impressioni in anteprima!

Le nostre impressioni in anteprima sulla terza stagione: Black Mirror prende nuove strade, sperimenta con i generi, ma rimane una grande serie

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Una delle caratteristiche fondamentali della fantascienza, quasi una contraddizione se vogliamo, è che nel suo immaginare il futuro deve per forza ancorarsi al presente. Ogni slancio di immaginazione è vincolato alle possibilità moderne, alla mente umana che plasma certe storie a partire dalle sue esperienze. Eppure è anche un limite che il genere è sempre riuscito a sfruttare, per andare al di là di se stesso, anticipare le svolte tecnologiche future, diventare un faro sulla strada del progresso. E, al contrario, avvertirci sui pericoli e le insidie nascoste nelle possibilità della tecnologia, di come questa condiziona, e viene condizionata, dalla società, dalla comunicazione, dagli organi di potere. Black Mirror ha fatto questo.

E continua a farlo, nella terza stagione dello show creato da Charlie Brooker e andato in onda per sette episodi complessivi su Channel 4. Netflix ha riportato in vita la serie, come altre volte aveva fatto in passato per altri prodotti. Dopo aver visto i sei episodi della terza stagione, che arriveranno sulla piattaforma streaming il prossimo 21 ottobre, non possiamo che essere soddisfatti per questa decisione. Black Mirror rimane una serie antologica, in cui ogni episodio fa storia a sé e in cui non c'è una "conclusione" da raggiungere o un cerchio da chiudere. In questo caso è la complessità crescente della società a chiedere di essere raccontata attraverso nuove storie, nuovi stili, nuove contaminazioni.

La terza stagione di Black Mirror è diversa dalle precedenti. Possiamo immaginare che le maggiori possibilità produttive abbiano avuto un peso nella costruzione delle storie e nel modo di raccontarle. Ci troviamo di fronte a più scene in esterni, più effetti speciali, più ambientazioni. Su tutto si estende la mano del creatore Charlie Brooker, attivamente coinvolto nella produzione, ma al tempo stesso abbiamo visto sei episodi profondamente diversi tra di loro. L'idea è quella di diventare più grandi, per poter continuare ad esistere. Pochissimi episodi, come quelli delle stagioni precedenti, devono necessariamente avere uno sguardo più ficcante e incisivo, raccontare storie particolari ma che abbiano una portata universale, diventando molto simboliche.

Avendo più episodi a disposizione, e altri sei ne arriveranno nel 2017, si può pensare a costruire qualcosa di diverso. Da Nosedive a Hated in the Nation, si raccontano altre storie, che mantengono quei temi, ma che non devono pretendere di abbracciare una larga porzione di umanità o di raccontare l'universale. Questo, come conseguenza, porta la serie a esplorare altri tipi di forme del racconto. Tradizionalmente Black Mirror è un dramma dalle venature fantascientifiche. Perfino The National Anthem, che partiva da una base thriller, rinunciava presto a questo genere per andare a raccontare tutt'altro. La terza stagione di Black Mirror invece sente di poter seguire altre strade, battere altri sentieri.

Il senso di angoscia potrà esserci, ma viene incanalato in altre forme narrative, con storie magari meno cattive e ciniche. Potrà essere un horror, un thriller (questa volta vero), uno scenario di guerra, perfino un poliziesco. Ciò che importa, infine, è raccontare belle storie, e Black Mirror ci riesce: San Junipero ad esempio è una perla destinata a occupare un posto sul podio degli episodi migliori. Ma in generale abbiamo visto ottime interpretazioni (Bryce Dallas Howard su tutti) e nomi di rilievo alla regia (Dan Trachtenberg su tutti, lo rivediamo dopo l'ottimo 10 Cloverfield Lane). Abbiamo visto soprattutto una serie che non è stanca e non ha il fiato corto, ma che anzi con questo nuovo segmento di episodi ha preso un'altra strada, forse l'unica che le permetterà di sopravvivere e di continuare a raccontare grandi storie.

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