Black Mirror 3x05 "Men Against Fire": la recensione

Quinto episodio della stagione di Black Mirror, il meno riuscito della stagione, in cui ci ritroviamo in uno scenario di guerra

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Nel momento in cui Black Mirror decide di affrontare nuovi generi e di esplorare nuove possibiità, il contesto bellico sembra una buona e logica scelta. Difficile immaginare una tecnologia di grande impatto che in qualche modo non trova anche un'applicazione bellica. Senza troppe sfumature, senza troppi sottotesti, in qualche modo molto brutalmente, anche se rimarrà qualcosa da scoprire e ci sarà spazio per le rivelazioni. È quello che fa Men Against Fire, quinto episodio della stagione, diretto da Jakob Verbruggen.

Ci troviamo in un contesto futuristico, forse post-apocalittico. Una guerra di qualche tipo spinge un manipolo di soldati dai caschi blu in terre ostili, per proteggere la cittadinanza da un nemico sfuggente e pericoloso, mutanti che hanno ben poco di umano. Protagonista è un soldato, intepretato da Malachi Kirby, che si ritrova sbattuto al fronte insieme ai compagni. Di missione in missione, soffre sempre più l'ambiente, mentre nemmeno nei suoi sogni riesce a trovare pace. Qualcosa lo tormenta, e se le armi e l'equipaggiamento dovrebbero permettere di gestire bene la minaccia nemica, al tempo stesso il pericolo maggiore è quello che non si vede.

In un contesto di scontro sempre più impersonale, il senso di appartenenza alla causa passa attraverso il mancato riconoscimento del nemico. Che la guerra in sé sia una cosa brutta non lo scopriamo certo oggi, né che per ottenere un miglior risultato sul campo l'individuo deve annullarsi nella moltitudine. Non sono tematiche di cui dovremmo stancarci di parlare, ma forse si poteva costruire qualcosa di più intenso e originale. Nell'appoggiarsi ad un twist tra i più classici della sua storia, in ogni caso Black Mirror qui si conferma degno successore di Ai confini della realtà.

L'episodio è il meno riuscito del lotto. Le tematiche funzionano, ma la storia non riesce a coinvolgere mai del tutto. Da un lato, come al solito per Black Mirror, si gioca sul senso di attesa e sulla costruzione della tensione, ma i personaggi rimangono quasi sempre sfuggenti. Caso più unico che raro in questo show, soffriamo il minutaggio, e nemmeno il finale – che giustifica ciò che abbiamo visto e perché l'abbiamo visto – riscatta del tutto la puntata.

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