Black Mirror 2x03 "The Waldo Moment": la recensione
Nello scontro politico tra i due candidati principali irrompe la candidatura di un comico: quaranta minuti tra i più sconvolgenti degli ultimi anni...
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A causa di uno scandalo sessuale l'esponente del partito conservatore eletto nella fittizia località di Stentonford è costretto a dimettersi. Vengono indette delle elezioni suppletive nelle quali si fronteggiano la giovane laburista Harris, qui alla sua prima esperienza e più motivata a farsi notare che a vincere, e il favorito rappresentante dell'altro schieramento Liam Monroe. Tutto secondo copione fino al momento in cui nell'agone politico e in questi schemi ormai consolidati irrompe un orso blu animato di nome Waldo, interpretato dietro le quinte dal comico fallito James Salter. Da un irriverente e sboccata macchietta televisiva a satirista politico a insospettabile candidato con un terzo polo indipendente alle elezioni locali, Waldo mette a nudo le contraddizioni e la vacuità di un sistema tanto collaudato quanto fragile innescando qualcosa di inarrestabile...
Ed è una marea che investe tutto e non risparmia nessuno. Quella che va in scena è la grande recita egoistica della vita, in cui ogni uomo e ogni settore vengono colpiti in misura eguale e le responsabilità equamente ripartite. A farne le spese in primo luogo la vecchia classe dirigente dipinta come vuota, costruita, finta, completamente distaccata dalla cosa pubblica e pronta a coprire e tutelare se stessa (volontariamente non viene mostrata alcuna differenza tra laburisti e conservatori, pronti peraltro a spalleggiarsi contro il nemico comune). Tra le sentenze lapidarie e volgarissime di Waldo risalta questa indirizzata ad uno dei candidati: "You're a joke! You look less human than I do and I'm a made-up bear with a turquoise cock".
È inutile soffermarsi sulle mancanze dei singoli protagonisti, poco importano in un episodio nel quale ogni figura e ogni contesto sono costruiti per essere sacrificati alla tesi generale sviluppata dalla puntata. Ecco, il difetto maggiore dell'episodio va rintracciato nella scarsa costruzione dei caratteri che, come detto, finiscono in qualche modo per essere inglobati dal loro ruolo senza un vero sviluppo. Ma d'altra parte la stessa narrazione non lo consente, impegnata com'è a saltare da un ambiente all'altro (lo studio televisivo, la pubblica piazza, la tribuna elettorale) per passarlo sotto la lente implacabile di Waldo.
Ma il maggiore atto d'accusa forse è proprio nei confronti della cittadinanza. La volontà generale, nonostante la propria sovranità, non è adatta a governare direttamente (almeno questo è quanto prova a dire un conduttore tv prima di essere interrotto da Waldo). Recuperando la metafora dello specchio, i pessimi eletti tanto criticati dalla puntata non sono affatto avulsi dalla loro realtà e dagli elettori, ma con tutti i loro difetti ne sono il prodotto e l'esatto riflesso. E non basteranno le volgarità, la dialettica antidemocratica, il populismo, le soluzioni facili, l'illusione che basti eliminare i politici per costruire un mondo migliore se dietro non ci saranno delle proposte concrete e realizzabili.