Black Death 1 - 4, la recensione

Black Death è il fumetto di Andrea Gallo Lassere pubblicato da Edizioni Inkiostro che aspira a diventare un serial TV

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Black Death, il fumetto creato da Andrea Gallo Lassere per Edizioni Inkiostro, punta decisamente in alto: diventare un serial TV, con le riprese dell'episodio pilota avviate qualche mese fa. La miniserie originale di quattro numeri ha esordito meno di tre anni or sono, e ha visto l'ultimo albo (di oltre 80 pagine) arrivare sugli scaffali delle fumetterie l'estate scorsa.

Nel primo episodio, Out of the blue, ambientato a Parigi, facciamo la conoscenza dei due personaggi principali: Jack Franky è una simpatica canaglia che dietro all'apparenza di un motociclista trasandato nasconde la sua vera indole, quella di cacciatore di mostri; Maelle Robin è invece una ragazza di 18 anni tutt'altro che sprovveduta, impegnata negli studi quanto nella professione di spogliarellista disinibita.

La madre della focosa ribelle è un ispettore di polizia che, una notte, giunta nel night club dove lavora la figlia con l'idea di portarla a casa, si ritrova ad assistere a un inquietante omicidio perpetrato da un demoniaco Pierrot: un mostruoso mutaforma.

Attraverso lo scioccante colpo di scena finale, Maelle e Jack si ritrovano fianco a fianco a lottare contro il male, incarnato dalla misteriosa e potente Zeena Lavey. I disegni a firma di Fabiana Trerè ci regalano la co-protagonista più seducente e verace dell'intera saga, grazie a un tratto sicuro e spontaneo.

Nel secondo spillato, Overdose, andiamo in Spagna, sulle tracce della Black Death, una droga - o meglio, un veleno - in grado di scatenare l'orrore sulla Terra. È un susseguirsi di azione che si conclude con un omaggio a Tank Girl di Jamie Hewlett e Alan Martin. Edoardo Mello opta per un segno spinto, talvolta caricaturale, ma comunque convincente.

L'intreccio si complica ulteriormente in Dog eat dog, che ci porta in un luogo surreale, una situazione improbabile che Giuseppe Marinello sostiene con talento, anche se viene meno l'espressività vista nei precedenti capitoli.

Nel conclusivo Into the black, veniamo invece sbalzati a New Orleans; per queste pagine, Ugo Pepe opta spesso per una soluzione con linee sottili alternate a cariche - chine appena accennate o molto marcate - che dà un senso di incompletezza e non facilita la fruibilità dell'opera. Black Death - a dire il vero - non risulta mai una lettura scorrevole, ma qui si fa decisamente sincopata. A Castel Dark, teatro dello scontro decisivo, la bravura di Simona Simone sopperisce a non poche lacune sequenziali.

Chiude il volumetto un'incursione di Paola Barbato, coadiuvata dalla Simone: si tratta di un prequel che ci riporta al locale di strip-tease visto nel primo numero; l'insegna, però, non reca ancora la scritta "From Dusk Till Dawn" (evidente allusione al film Dal tramonto all'alba) ma "From Dawn Till Dusk", quasi a suggerire che quanto letto fino a quel punto potrebbe essere solo un sogno o un'illusione, cosa che infonderebbe una certa logica al tutto.

Black Death è sicuramente un soggetto interessante - per quanto un po' anomalo per Edizioni Inkiostro - in cui l'elemento sexy e il linguaggio colorito non sembrano però sempre genuini e naturali come accade solitamente nelle collane della casa editrice abruzzese. I contenuti della trama, inoltre, sono parecchio densi, forse troppo per essere sviscerati con agevolezza in soli quattro albi.

Dopo una partenza briosa e accattivante, la verve di Andrea Gallo Lassere sembra lentamente venir meno, con una sceneggiatura sempre meno lineare, sempre più compressa, che sfuma in un epilogo piuttosto prevedibile.

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