Black Beauty: autobiografia di un cavallo, la recensione

Il gender swap di Black Beauty diventa una versione compressa di una qualsiasi serie dotata di toni da soap

Critico e giornalista cinematografico


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Non c’è un vero legame tra questa versione di Black Beauty e il romanzo, uno dei primi a drammatizzare la vita di un animale dal suo punto di vista. Quello era una storia dura sui maltrattamenti che faceva un grosso lavoro di antropomorfizzazione dei sentimenti e degli eventi della vita di un cavallo, un racconto commovente e tragico; questo è un film solare sul rapporto tra una ragazza e la sua cavalla, molto più interessato alle peripezie sentimentali della seconda che ai maltrattamenti (quasi inesistenti) al primo.

Questa Black Beauty, come detto, è innanzitutto una cavalla e non un cavallo, fatto che viene spesso rimarcato anche se non ha una grandissima utilità nella trama, ma soprattutto non è un animale da tiro, è libero e viene adottato da una famiglia fino a creare un legame con un’adolescente che prima di quel momento non aveva mai montato. Insieme i due vivranno alti e bassi della famiglia, cambieranno nucleo, finiranno al servizio di un grande casato snob e tutto quel che può conseguire, più in linea con Candy Candy che con un romanzo vittoriano.

In un tripudio di controluce espressivi, di bagliori, tramonti e corse al rallentatore, gli eventi che porteranno padrona e cavalla sempre insieme a salvarsi a vicenda comprimono l’andamento di una serie tv per adolescenti di Disney Channel, hanno il peso drammaturgico di una soap e gli standard di recitazione di uno spot televisivo, in cui la presentazione di un contesto lieto ha sempre la meglio sull’espressività, in cui l’imitazione di come altri recitano è più importante dell’intenzione. Nemmeno Kate Winslet riesce a tirarsi fuori da questa palude.
Il cinema per ragazzi può e sa fare di più che presentare immagini patinatissime in storie che solitamente sono meglio trattate dalle serie.

Rimane poco chiaro come mai sia stato usato il titolo di un noto romanzo. Non costituisce di certo un’attrattiva per il pubblico di riferimento ed è fonte di delusione per quella parte di spettatori che invece lo conoscono.

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