Bla Bla Baby, la recensione

Il classico eroe bello e indolente dei film di Brizzi di colpo sente parlare i bambini e cerca di tirare fuori il meglio da questa situazione

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Bla Bla Baby, in uscita il 7 aprile nei cinema

Questa volta Fausto Brizzi ci è andato davvero vicino a quello che da sempre è il suo modello: il cinema di Robert Zemeckis, leggero con spunti molto forti, dinamico e di intrattenimento con un’enfasi smaccata su archi narrativi concreti. Su tutto un cinema tecnico. E questo erano all’inizio i suoi film, specialmente nel rapporto tra personaggi e scenografie, con una gran capacità di trasformare la scrittura in messa in scena senza semplicemente copiarla ma arricchendola di gran ritmo. Poi è successo qualcosa, quasi subito, dopo i primi 3-4 è arrivata una stanchezza che ha reso le produzioni pigre, meno dedite, più ordinarie e sempre meno accattivanti. Fino a Bla Bla Baby, in cui davvero prende di petto il cinema di Zemeckis ma ci arriva così stanco che vedendo il film viene da chiedersi cosa distingua il cinema dalle produzioni per la tv generalista se non un approccio più sofisticato che tuttavia qui manca.

La storia mette insieme What Women Want ma con bambini a un episodio di I Simpson in cui viene inventato un macchinario per interpretare la lingua dei neonati. Il classico eroe del cinema di Brizzi (bello e ruvido, che ha successo con le donne, è smargiasso e sicuro di sé ma così indolente da non aver trovato un senso nella vita), lavora in un asilo di una grande società e dopo aver mangiato omogeneizzati che invece andavano buttati sente le voci dei bambini e scopre che questi sono anche molto intelligenti (la parte con meno senso di tutto il film è che i bambini citano cose che non possono conoscere come il Telefono Azzurro), proverà a rimorchiare la mamma di uno di questi (che gli fa la guerra) e alla fine grazie a loro sventerà il piano di far fallire la società.

L’arco è chiaro, l’indolente una volta passato attraverso questa avventura troverà un senso alla sua vita. Il tipo movimento degli eroi riluttanti del cinema statunitense. Ma quel che dovrebbe contare in questo caso è la capacità di sfruttare lo spunto (che da sempre è il motore dei film di Brizzi) se non altro per delle gag divertenti (che non ci sono), se non altro per un po’ di intrattenimento (che manca) o anche alla fine per un po’ di azione. E se si eccettua la buona idea di far fare qualcosa effettivamente ai bambini, muovendoli e facendoli “recitare” con il corpo come mai si vede, nemmeno la tensione ha davvero un senso.
Questo è un film così maldestro che anche il product placement è sbattuto in faccia come se non interessasse a nessuno integrarlo, nasconderlo, renderlo invisibile.

E dire che a voler guardare gli spunti questi c’erano anche. Ad esempio l’idea di due uomini, un neonato e un adulto, in lotta per la medesima donna poteva offrire moltissime strade e poteva condurre in tanti posti diversi, ma non è mai sfruttata, si preferisce insistere su un allucinante buonismo dei bambini, i quali desiderano la pace nel mondo o far sparire i cellulari, non vogliono pressioni sui figli unici e vorrebbero che non esistessero i genitori unici. Di nuovo qual è la differenza con la televisione generalista e la sua tradizione fasulla di bambini saputelli che trattano alla pari con gli adulti? Bla Bla Baby in questo senso non ha nemmeno la grazia di sconfinare nella totale follia, esagerare e aprire scenari demenziali, è tutto tenuto in un territorio terribilmente plausibile senza che esserlo davvero.
Alla fine, vedendo come sono scritti e pensati film come questo e vedendo come trattano i loro spunti, viene davvero da chiedersi chi sia, nella testa degli autori, il pubblico che pensano possa godersi questi toni, come se lo immaginano?

Cosa ne pensate del film? Ditecelo nei commenti dopo averlo visto al cinema!

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