Birthright vol. 2: Il Richiamo dell’Avventura, la recensione

Abbiamo recensito per voi il secondo volume di Birthright, scritto da Joshua Williamson, disegnato da Andrei Bressan e intitolato Il Richiamo dell’Avventura

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

È davvero un bel periodo questo per essere amante del fantasy. Trascinati dal successo degli adattamenti cinematografici di capisaldi del genere come Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit o della serie TV Il Trono di Spade, la narrativa di settore ha saputo rinnovarsi grazie all’opera di autori come Scott Lynch, Joe Abercrombie e George R.R. Martin. Il fumetto, da sempre attento ai gusti e al sentire comune, non è stato certo a guardare e opere come Dragonero di Sergio Bonelli Editore, e questa Birthright, edita da Skybound (etichetta di Image creata da Robert Kirkman), sono un fulgido esempio di come il genere sia stato in grado di rinnovarsi e trovare nuova linfa, evitando di abusare degli stessi schemi narrativi.

Birthright è un fantasy moderno, che unisce alle tipiche atmosfere Sword & Sorcery una dimensione contemporanea, in cui un immaginario popolato di elfi, guerrieri e draghi incontra indagini federali, interrogatori e inseguimenti in elicottero senza mai trascurare la componente umana, l’approfondimento psicologico, il dramma personale. La storia realizzata dallo scrittore Joshua Williamson per i disegni di Andrei Bressan, portata in Italia da saldaPress, ruota intorno alle vicende della famiglia Rhodes, nucleo coeso e spensierato la cui integrità viene spazzata via dalla scomparsa, nel giorno del suo compleanno, del piccolo Mikey. Mentre faceva qualche lancio insieme a suo padre Aaron si è addentrato in un bosco con l’intento di recuperare la palla senza, però, farne più ritorno. Le colpe e le indagini dell’FBI sono confluite sul povero Aaron fin quando, giusto un anno dopo, un uomo nel pieno della sua maturità fisica, barba e capelli incolti, appare dicendo a tutti di essere il “bambino” scomparso. La diffidenza è tanta, e viene accentuata dalla fuga di questo uomo che viene da un mondo fatata chiamato Terrenos, che si dichiara essere il Prescelto nonché uccisore del malvagio Dio-Re Lore. Adesso è tornato sulla Terra con la missione di impedire che le orde ancora legate a Re Lore invadano il suo pianeta natale.

In questo secondo volume, quindi, continuiamo a seguire le avventure di Mikey, questa volta alla ricerca del mago Sameal dopo aver già eliminato Ward. In questo viaggio sarà affiancato da suo fratello Brennan e lungo il percorso che intraprenderanno tanti saranno gli ostacoli che incontreranno, mentre sullo sfondo assisteremo allo sviluppo delle vicende personali di Aaron, finito in carcere in quanto ha favorito la fuga di Mikey, e di Wendi, la sua ex moglie, che, grazie alla lettura del diario di Mikey proverà a ricostruire le terribili prove che suo figlio è stato costretto ad affrontare. Inoltre, farà la conoscenza di Rya e della sorprendente verità che porta dentro di sé. Un volume, quindi, che spinge ancora di più sull’acceleratore, conferma la buona impressione lasciata nel precedente e incrementandola ulteriormente. Con abile penna Williamson continua a miscelare mistero, colpi di scena e tanta azione in una formula vincente ormai consolidata. Il cast viene ampliato con altri personaggi che consentono al lettore di ricevere maggiori informazioni sulla storia e, allo stesso tempo, aggiungono interessanti sfumature alle tematiche principali.

La narrazione fluisce in maniera agevole e leggera, di facile fruizione anche per chi non è avvezzo a saghe con troppi comprimari. I flashback sugli anni della formazione di Mikey arrivano sempre al punto tensivo più alto alleggerendo l’atmosfera e, contestualmente, aggiungono tasselli importanti per completare lo splendido mosaico imbastito. Riscontriamo ancora la presenza di tòpos del romanzo fantasy, come il viaggio, la polarizzazione bene/male o la figura dell’eroe impavido e coraggioso, ma sempre declinati in maniera nuova, intelligente, magnetica. Il romanzo ruota intorno a Mikey, e Williamson è bravo nel creare un alone di mistero intorno alla figura del Prescelto tale da spingerci a porci diversi interrogativi sulle sue reali intenzioni, sulle motivazioni che lo spingono ad agire in questo modo. Memori della frase che è solito ripetere (“Le cose non sono sempre ciò che sembrano”) restiamo in attesa di un elemento che ci offra la verità dietro questa convincente storia.

Il cuore forte della vicenda, il dramma umano, continua inesorabile il suo corso, ribadendo come dietro ogni storia forte c’è la necessità di emozioni altrettanto forti, credibili, reali che facciano crescere tensione e tragedia. Questa è un’altra arma vincente di Birthright, quella dimensione moderna che riduce la distanza col lettore e permette una facile e immediata empatia con i protagonisti di questa avventura. Così come risultano vincenti le matite di Bressan. Lo stile dell’artista brasiliano si adatta perfettamente alle duplici ambientazioni del racconto. Sia nel mondo reale come in quello immaginario di Terrenos, le illustrazioni sono intrise di realismo, di dinamicità, di una carica espressiva che esalta il lavoro di caratterizzazione svolto da Williamson. L’immaginazione di Bressan gli permette di tratteggiare scenari fantastici, mostri abominevoli, splash page che vi toglieranno il fiato per l’incredibile ricchezza di particolari e la minuzia con i quali vengono realizzati.

Se siete rimasti colpiti durante la lettura del primo volume di Birthright, l’acquisto di questo secondo ciclo di storie è obbligatorio visto l’appassionante ritmo con il quale vengono narrate queste vicende. Se non rientrate in questa prima cerchia di lettori, beh, questo volume ha tutte le carte in regola per spingervi a modificare il vostro giudizio e catturarvi con il suo mix di fantasy, avventura e dramma.

Continua a leggere su BadTaste