Bingo Hell, la recensione
Tra un gusto gore divertito e uno spirito caricaturale da B-movie, Bingo Hell di Gigi Saul Guerrero ne esce, alla fine dei conti, come un vincitore.
Non ha nessun problema Bingo Hell ad ammettere la sua vocazione di B-movie: anzi, la rivendica senza alcun problema e con grande sincerità. È infatti tra melme verdastre, sangue finto e risate diaboliche che la comedy horror diretta da Gigi Saul Guerrero (anche co-sceneggiatrice insieme a Shane McKenzie e Perry Blackshear) racconta con estrema semplicità dello spopolamento di un piccolo quartiere provinciale e della sua ormai disillusa comunità locale, di cui gli anziani costituiscono lo zoccolo duro.
La chiave per raccontare questa realtà squisitamente americana - ovvero di comunità che si auto-sostengono, di cittadini che vivono l’appartenenza al quartiere in modo appassionato e viscerale è in Bingo Hell quella dell’ironia, dell’avventura surreale. A incarnare questo spirito è il personaggio di Lupita (Adriana Barraza), una pensionata che da sempre assieme all’amica Dolores (L. Scott Caldwell) si prende cura delle persone di Oak Springs. Il quartiere sta cambiando, ma a ribaltarlo in modo definitivo è il nuovo sfavillante Bingo di “Mr. Big” (Richard Brake), un mefistofelico personaggio che ammorba i cittadini con promesse di ricchezza immediata. Lupita deve ora combattere la battaglia più importante, e tra visioni deliranti di volantini e palline colorate prenderà in mano la situazione per salvare ciò che davvero conta: le persone, non i luoghi.È sicuramente dalla parte della banalità la storia dipinta da Bingo Hell. Le verità sono tutt’altro che complesse, i personaggi sono mossi da univoche motivazioni, la trama è di una linearità disarmante (e in certi punti anche ripetitiva). Nonostante ciò - e forse anzi in virtù di ciò - Bingo Hell è un film dalla giusta semplicità, che si lascia guardare con gusto e divertimento. Gli basta infatti saper usare i pochi ingredienti che ha a disposizione, ovvero personaggi irriverenti, il gusto per l’esagerazione posticcia (degli effetti speciali, delle battute, delle situazioni) e una regia ritmata per riuscire a veicolare in modo chiaro la sua idea di solidarietà comunitaria.
Non ci si deve quindi aspettare da Bingo Hell quello che non è: si tratta di un dichiarato divertissement giocherellone, niente di più. Data una storia potenzialmente fin troppo sempliciona, il rischio era quello di sbagliare tono e risultare involontariamente ridicolo. Gigi Saul Guerrero riesce invece a trovare una quadra non facile, imbracciando con dedizione la sola arma di cui doveva avvalersi, ovvero quella dell’autoironia.Tra un gusto gore divertito e infantilizzato e uno spirito caricaturale che risalta la seppur minima componente emotiva (quella no, non è ridicola), Bingo Hell ne esce, alla fine dei conti, come un vincitore.
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