Billions 1x02 "Naming Rights": la recensione

Prosegue lo scontro a distanza tra Axelrod e Rhoades, in un secondo episodio di Billions che mantiene i difetti della première

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Spoiler Alert
La scorsa settimana avevamo lasciato Billions non completamente soddisfatti, ma con la voglia di concedere una seconda opportunità alla nuova serie di Showtime, se non altro per capire che direzione avrebbe intrapreso. Dopo la visione di Naming Rights, possiamo affermare di saperne di più sullo stile della serie e sulla caratterizzazione dei suoi personaggi. D'altra parte, i difetti rilevati la scorsa settimana – un certo gusto gratuito per scene e dialoghi d'impatto e irrealistici – rimangono, e tengono a freno le potenzialità di una serie (appena rinnovata per una seconda stagione) che per il resto si rifugia nelle performance sempre convincenti di Damian Lewis e Paul Giamatti.

Emblematico un dialogo che ascolteremo ad un certo punto tra Rhoades e Bryan Connerty (Toby Leonard Moore, lo scorso anno l'abbiamo visto in Daredevil), nel quale di fronte alla prospettiva di incastrare definitivamente Birch e portare a casa un risultato sicuro, si preferisce rimettere qualcosa in gioco tramite un patteggiamento che dovrebbe condurre la squadra del procuratore al vero obiettivo: Axelrod. Rhoades e il suo assistente non hanno dubbi, nella caccia dello sceriffo a Butch Cassidy e Sundance Kid è per questi ultimi due che si fa il tifo. E, se non possiamo e non vogliamo ridurre lo scontro tra Rhoades e Axelrod ad una sfida tra il bene e il male, è anche vero che le nostre simpatie vanno istintivamente allo speculatore, che anche questa settimana si prende le luci dei riflettori con i momenti migliori e che ricordiamo più volentieri.

È una scrittura che ancora una volta indugia sul realismo dell'ambientazione, e non ci conforta il fatto che anche questa settimana sia davvero difficile stare dietro a tutti i riferimenti alla terminologia da finanza. D'altra parte però l'ambiente è tutt'altro che realistico, tanto nella perquisizione a sorpresa da parte della SEC, che però si rivela una messinscena organizzata dallo stesso Axelrod al solo scopo dal mettere "sul chi vive" i suoi dipendenti, quanto nel soddisfacente – ma anche artificioso – monologo conclusivo con il quale il miliardario rileva il nome di una famiglia ex facoltosa dalla symphony hall locale per poter mettere il suo e suggellare la sua fama di mecenate.

Sono questi i momenti, come quello in cui per dare una lezione a tutti Axe improvvisa licenziando un collaboratore in fondo non più colpevole di tanti altri, in cui ci sentiamo di voler investire di più in una storia che per il resto latita di emozioni e coinvolgimento. La scrittura di Koppelman e Levien si muove sgraziata tra le maglie di una vicenda che dovrebbe essere conflittuale, quasi disturbante, e invece risulta solo fin troppo carica e scontata. Esempio ne è tutta la storyline che vede Hall, il collaboratore di Axe, ricattare Tara affinché questa diventi una talpa all'interno dell'ufficio di Rhoades. Tra una scena di sesso lesbo che – come dicono gli stessi protagonisti – non serve a niente, droga e – naturalmente – un accenno alle depravazioni di Hall, siamo al tonfo più sonoro di queste prime due puntate.

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