Big Mouth (terza stagione): la recensione

Alla terza stagione, Big Mouth conferma pregi e difetti: un forte racconto della sessualità adolescenziale, un po' confuso sullo stile che vuole proporre

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Big Mouth 3, recensione

Sarebbe davvero interessante poter sbirciare i dati sulle fasce di pubblico che guardano Big Mouth. Aiuterebbe forse a comprendere meglio lo stile di questa serie animata, con tutte le sue contraddizioni e i segnali lanciati a target molto distanti. La serie porta come una bandiera la propria capacità, anche il coraggio, di parlare di argomenti tabù riferiti alla sessualità adolescenziale. Poi però prendiamo alcuni esempi da questa terza stagione: contiene riferimenti al thriller degli anni '90 Rivelazioni, a I soliti sospetti, al solito Duke Ellington (a cui è dedicato un episodio intero). A quale pubblico sono rivolti questi riferimenti?

C'è poi un momento in cui un personaggio fa un riferimento a Una notte da leoni, che invece è del 2009, e un altro gli risponde che si tratta di una citazione datata. Poi però abbiamo scene che indugiano sulla sessualità degli adulti, sulle crisi di mezza età, sul passaggio alla menopausa. Il tutto frullato con riferimenti rigorosamente episodici alle molestie, all'incesto (!), alla masturbazione, alla dipendenza da cellulari, alle pillole per la gestione del deficit dell'attenzione. Tutto questo e molto di più – compresa una lunga apparizione dei protagonisti di Queer Eye – in dieci episodi che confermano lo stile della serie.

Big Mouth, forte del rinnovo per altre tre stagioni, conferma il proprio stile, non rinuncia a nulla della propria sgradevolezza. Un fastidio di immagini e parole che si sposa bene con il trauma dell'adolescenza e della scoperta del proprio corpo. Ancora una volta Nick, Andrew e gli altri personaggi sono alle prese con piccoli grandi drammi legati alla pubertà, e ancora una volta accanto a loro – a volte parecchio spaesati – ci sono i mostri degli ormoni. La serie ce ne racconta le assurdità quotidiane, una carrellata perlopiù di brutte figure e esempi di immaturità che probabilmente sono necessari per crescere.

I pregi e i difetti della serie sono confermati. Il versante della sessualità femminile rimane quello più interessante, non così esplorato nelle adulte in tv, figuriamoci nelle teenager. La serie sfrutta l'animazione per mostrare momenti altrimenti improponibili, e ancora una volta racconta momenti di scoperta di se stesse per Jessi e Missy. Lo show ha tutta la spregiudicatezza di chi non ha timore di raccontare certi temi di cui nessun altro parla, ma ai quali tutti pensano. E sono i momenti migliori, soprattutto quando la sessualità non è pura provocazione fine a se stessa, ma è la strada per l'accettazione di se stessi e la comprensione del piacere e delle proprie necessità.

Il resto rimane un mix un po' confuso di personaggi generalmente detestabili, ormai più strumenti narrativi per parlare di certi temi che vere personalità. Anche perché la serie declina tutto il proprio universo solo in base alla sessualità, non esiste nient'altro, tanto che perfino l'ossessione per il cellulare assumerà contorni erotici. Nel fare questo, la serie propone un pacchetto completo di assurdità, volgarità assortite e assordanti, e tutto cade sempre lontano dalla coerenza di stile e narrativa di un South Park.

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