Big Mouth (quinta stagione): la recensione
Fiacca e sempre più ripetitiva, con la quinta stagione Big Mouth è ormai solo provocazione fine a se stessa
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Ogni recensione di Big Mouth è un remix della precedente. Con i suoi pregi e i suoi difetti, questa serie animata è diventata una delle più riconoscibili su Netflix, e vi rimarrà ancora per tanti anni. Alla quinta stagione della serie, non c'è più nulla da aggiungere, in positivo o in negativo, rispetto allo show di Nick Kroll. Patemi adolescenziali ridotti alla sola sfera sessuale, volgarità assortite, personaggi antipatici, la continua estremizzazione dei tormenti giovanili. Tutto questo e poco altro in uno show intrappolato a metà strada tra la grana grossa utilizzata per avvicinare i più giovani e i riferimenti adulti per attirare un target che con la serie non dovrebbe avere nulla a che fare.
La serie inizia sottolineando la voglia continua di masturbazione da parte dei protagonisti, e su questo imbastisce una trama su una scommessa a chi riuscirà a "trattenersi" più a lungo. Pochissimi, anche tra gli spettatori più grandi, riconosceranno che questo è un riferimento ad una delle puntate più celebri di Seinfeld, che all'epoca rompeva proprio il tabù della masturbazione. Il riferimento è confermato anche dal fatto che una delle scene citerà il quartetto di protagonisti di quella serie. Ma appunto, anche questo è uno dei problemi della serie. A chi si rivolge? Ad un ipotetico spettatore ultratrentacinquenne che per qualche motivo dovrebbe vedere un cartone animato su dei ragazzini eccitati?