Big Mouth (quarta stagione): la recensione

Con i suoi messaggi condivisibili veicolati attraverso volgarità Big Mouth rimane una serie meno per adolescenti di quanto appare

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Big Mouth (quarta stagione): la recensione

Big Mouth è una di quelle serie di cui è facile parlare bene. Perché è politicamente scorretta (ma lo è davvero?), perché è impegnata (ma lo è davvero?), perché parla in modo molto esplicito di sesso e quindi, considerando il cosa prima del come, è da promuovere. Alla quarta stagione, lo stile della serie e la sua scrittura sono cosa nota, e nulla in questi dieci nuovi episodi di Big Mouth arrivati su Netflix potrà intaccare il piacere o l'insofferenza nei confronti dello show. C'è una generale stanchezza di fondo, schemi ripetuti, messaggi condivisibili veicolati attraverso volgarità. Non molto altro.

Nick, Andrew, Jessi, Missy e gli altri protagonisti della serie si ritrovano al campeggio estivo, pronti ad affrontare nuove sfide della pubertà assistiti dai loro personali mostri degli ormoni. Nulla però li potrà proteggere da ansie, paure, vergogna, pulsioni sessuali, comportamenti sbagliati attraverso i quali dovranno muoversi. Il cammino dell'adolescenza si conferma molto difficile, così come il processo di trasformazione dei corpi e le esperienze che questo comporta. Le occasioni non mancheranno in questa stagione che parla di mestruazioni, ansia, paura della morte, omosessualità, transizione di genere.

Big Mouth intende la sfera sessuale come qualcosa che va di pari passo con il linguaggio volgare che la definisce. È mostruosa per definizione (tant'è che ci sono i mostri), spesso disgustosa, mostrata in tutto il suo disagio. Però, per essere una serie che fa un grandissimo uso di immagini surreali, Big Mouth è molto letterale e mai sottile. Certo, ci sono i mostri e i genitali che parlano, ma è tutto bloccato ad un primo livello di interpretazione, non particolarmente creativo o elaborato, così come la scrittura dei dialoghi e dei personaggi. Nick e Andrew alla fine risultano intercambiabili, Missy e Jessi sono trascinate dagli eventi, oltre ad essere tutti abbastanza antipatici.

La "maturità" allora passa attraverso un lieve scostamento nel target, molto meno adolescenziale di quello che la serie vorrebbe mostrare. Con riferimenti datati, con lo sfondamento della quarta parete usato come se fosse oggi una trovata originale e altri spunti occasionali (pochissimi, anche solo considerando gli adulti, capiranno i riferimenti a Pen15 o alla polemica sul doppiaggio di Missy). Forse Big Mouth alla fine è quel tipo di serie che spettatori trentenni potrebbero godersi definendola "la serie che ogni adolescente dovrebbe guardare", senza rendersi conto di essere loro stessi il pubblico di riferimento.

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