Big Man Plans, la recensione

Abbiamo recensito per voi Big Man Plans di Eric Powell e Tim Wiesch, volume edito da Panini Comics

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Nell'America di fine anni Settanta, una figura misteriosa e grottesca si aggira per i vicoli di Brooklyn: è il Grand'Uomo (non conosceremo mai il vero nome di questo personaggio, volutamente). Il protagonista di questa storia è un uomo affetto da nanismo, con un'infanzia traumatica (abbandonato dalla madre, improvvisamente orfano di padre, separato dalla sorella e cresciuto in orfanotrofio dove veniva picchiato quotidianamente da dei bulli), che senza niente da perdere ha prestato servizio come militare nella Guerra del Vietnam (con un compito davvero singolare), e che un giorno riceve una lettera da una persona cara del suo passato, forse l'unica ad avergli voluto davvero bene al di fuori di alcuni dei suoi familiari più stretti e a non aver guardato a lui come un mostro. A causa del contenuto di questa lettera, il Gran'Uomo, un individuo davvero senza mezze misure, decide di tornare a casa sua, in Tennessee, per fare portare alla luce un tremendo segreto e punire i responsabili di questo.

Eric Powell, celebre fumettista creatore di The Goon, ritorna con una nuova storia auto-conclusiva, coadiuvato ai testi dall'amico Tim Wiesh un veterano del mondo del fumetto americano, qui alla sua priva vera prova come sceneggiatore. La miniserie Big Man Plans ci propone una storia di vendetta, amara e violenta, con protagonista un personaggio davvero sui generis. Il Grand'Uomo è infatti uno spietato vendicatore, deciso a farsi giustizia da sé, armato di martello e altri utensili da utilizzare nella maniera più splatter possibile, facendo trionfare la giustizia (o perlomeno la sua personalissima idea della stessa) in modo tale che dei lupi mascherati da agnelli non la facciano franca, e paghino il più duro dei prezzi per le loro malefatte, che essi stessi hanno saputo abilmente insabbiare. Il Grand'Uomo è mosso dalla rabbia unica di chi ha subito angherie e ingiustizie per tutta la vita a causa delle sue sembianze e delle tristi vicende sempre in qualche modo derivanti da esse, un uomo che è divenuto la vendetta incarnata, all'insegna del fatto che la violenza genera solo altra violenza, senza nulla da perdere e proprio per questo inarrestabile.

Powell e Wielsh scrivono un racconto adulto e senza filtri, caratterizzato davvero da una violenza aberrante ma in un certo senso giusta, mettendo al centro di questa un protagonista davvero ben caratterizzato e affascinante nella sua crudezza. Quella di Big Man Plans è una storia fortemente americana, impregnata della Storia e dei costumi di questo Paese, che funge anche da invettiva nei confronti di una società talvolta troppo bendisposta e chiudere un occhio (o due) di fronte a tante ingiustizie pur di non alterare lo status quo. Quella di questo fumetto è una narrazione veloce e convulsa, dove spesso e volentieri le parole lasciano lo spazio all'azione, e dove il lettore si trova di fronte a immagini che restano marchiate nella sua mente. Big Man Plans è anche un fumetto equilibrato, con un preciso inizio e un'esaustiva conclusione, dove i tempi del racconto si muovono coerentemente tra passato e futuro, creando un intreccio davvero passionale e per questo appassionante.

Dal punto di vista grafico, Powell utilizza lo stesso magnifico stile che ha reso The Goon un grande fumetto, caratterizzato da un tratto elegante e realistico, che lascia sapientemente contaminarsi da forme lievemente cartoony. Lo storytelling è cangiante, passando da una griglia classica, fino all'abbandono di ogni schema con i personaggi che si muovono liberamente nella pagina, con alcune splash page davvero da urlo. Nell'ultimo capitolo della storia, inoltre, Powell va ulteriormente a rompere la parete, sporcando progressivamente e letteralmente la pagina in modo funzionale alla storia (anche solo sfogliandolo capirete, non vogliamo correre il rischio di cadere nello spoiler). Inoltre, la colorazione rappresenta un elemento fondamentale di Big Man Plans perché va a scandire le sequenze temporali del racconto, passando da toni cromatici più vivi per la parte ambientata nel presente, a tonalità più ingiallite e vintage per il passato prossimo, sino a una quasi completa desaturazione per il passato remoto.

In conclusione, sia per la patologia che per la stessa caratterizzazione del personaggio, il Grand'Uomo ricorda sì Tyrion Lannister di Game of Thrones (probabile fonte d'ispirazione per lo stesso), ma come suo cugino lontano, ancora più violento e spietato, che preferisce l'azione alle parole: entrambi i personaggi, infatti, hanno subito ingiustizie per buona parte della loro vita, sino a quando hanno deciso di reagire e di avere giustizia.

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