Big Little Lies 1x06 "Burning Love": la recensione

Un altro ottimo episodio per Big Little Lies, la miniserie della HBO che si concluderà la prossima settimana

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Spoiler Alert
Quando ormai manca un solo episodio alla conclusione, è chiaro che Big Little Lies ha raggiunto il suo obiettivo primario. Che non era quello di solleticarci con il classico mistero all'interno di una comunità chiusa sconvolta dall'arrivo di una persona dall'esterno, ma quello di raccontare i personaggi che in quell'ambiente vivono e si muovono al di fuori della componente da cronaca nera. In realtà, non fosse per il fatto che sappiamo che tipo di serie stiamo guardando, e sappiamo che tutto si chiuderà la prossima settimana, Big Little Lies potrebbe anche essere la prima stagione di una serie più grande, il prologo di eventi da sviluppare in una eventuale seconda stagione.

Burning Love si riallaccia a questa idea di racconto, senza tralasciare i soliti piccoli indizi su assassino e vittima (ma ci torneremo dopo), ma inserendo i suggerimenti di scrittura all'interno di una caratterizzazione più ampia dei protagonisti. Probabilmente in conclusione ci troveremo tra le mani un mistero in cui solo una piccola percentuale di quello che abbiamo visto negli ultimi sei episodi sarà utile a definire le motivazioni del tutto. Ma questo non è importante, perché qui il nodo centrale non è l'omicidio, ma il contorno. Big Little Lies in questo senso ribalta la classica prospettiva da giallo in ambiente chiuso, in cui la morte di qualcuno scoperchia segreti, complicità, compromessi di un'intera comunità.

Qui il malessere e la sofferenza sono endemici ed esistono a prescindere dall'atto violento, perché la violenza è ovunque e soprattutto è quotidiana. Si tratta ad esempio di un tradimento confessato a mezza voce, come quello nel rapporto tra Madeline e Ed. E ovviamente delle violenze domestiche tra Perry e Celeste, e ancora dei conflitti tra Jane e Renata, che qui sfociano in un momento di aggressione (tanto grottesco da essere quasi divertente, a dire il vero). La rappresentazione teatrale della discordia, quella di Avenue Q, infine arriva, ma quello che dovrebbe essere il momento di rinconciliazione, la chiusura ideale di una serie di conflitti, favorita anche dal chiarimento tra Jane e Renata, in realtà apre solo la porta a nuovi scontri.

Madeline è molto fragile e crolla di fronte alla figlia. Ecco, il progetto di attivismo adolescenziale di Abby è la parte più forzata dell'episodio, ma è anche qualcosa che riunisce i genitori con i rispettivi nuovi compagni, e il vomito di Madeline, con reazioni sempre più esasperate di Bonnie, è una scena abbastanza memorabile. D'altra parte, pur non urlando a pieni polmoni l'arrivo della risoluzione finale, la scrittura della serie è abbastanza caricata nei punti giusti, e ci permette di riscostruire un quadro generale.

Per fortuna anche Renata riconosce l'innocenza di Ziggy, e possiamo spostare i nostri sospetti su uno dei due gemelli di Celeste e Perry. In questo episodio c'è una battuta sulla fata dei denti che non esiste che sembra non essere casuale, e tutta l'idea dei figli che recepiscono i maniera indiretta i comportamenti dei genitori permea la serie. Anzi, in mezzo a tutte le scene cardine in questo senso (anche qui, l'urlo della figlia di Bonnie) forse a mancare è proprio un momento decisivo con i gemelli, e forse non è un caso. Allora la storyline dello stupratore di Jane dovrà trovare anch'essa una conclusione nel prossimo episodio, ed è difficile non sospettare, quasi avendo la certezza, di un certo personaggio.

Rimane il punto interrogativo sull'assassino: questa è un'idea che può aprirsi a interessanti considerazioni sulla distribuzione della colpa e sull'idea di una costruzione collettiva del mondo femminile. Ma ci torneremo la prossima settimana quando tutto sarà chiaro.

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