Better Call Saul 3x01 "Mabel": la recensione
Jimmy e gli altri tornano nella prima puntata della terza stagione di Better Call Saul, che si conferma una grande serie
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Si riparte dai cliffhanger dello scorso anno. Da Chuck che registra di nascosto la confessione di Jimmy sulla manipolazione dei documenti per favorire Kim, e da Mike che scopre un biglietto sulla macchina. La confessione di Jimmy è insufficiente in tribunale, e allora si torna a motivazioni personali, a quel sottile legame di amore e odio tra fratelli che è il motore emotivo della storia, se quello narrativo rimane la genesi di Saul Goodman. Si vive nell'ombra del passato, di complicità passate, di frasi non dette, di vecchi ricordi ripescati a sorpresa.
E come sempre Jimmy è il personaggio frazionato ai nostri occhi, diviso tra ciò che era, ciò che sarebbe stato in Breaking Bad, e ciò che lo vediamo essere nei flash in bianco e nero che lo vedono, distaccato e metodico, in un lavoro molto lontano dal suo passato. La scrittura gioca sui piccoli momenti, riesce a rendere un gesto, una parola, oltre il loro valore intrinseco, giocando non su semplici riferimenti ma sulla nostra consapevolezza di ciò che i personaggi sono, o meglio erano. Far arrestare un ladro è una costrizione, gridargli di cercarsi un avvocato è una liberazione.E sui piccoli gesti è costruito tutta la bellissima storyline di Mike. Che conterrà poche parole, pochi momenti esplicitamente chiari (si ricostruisce tutto con un po' di fatica), ma che ha la potenza ipnotica delle belle immagini compiute dai bei personaggi. Piccoli gesti, come Kim che nel redigere l'accordo della Mesa Verde cancella e riscrive la punteggiatura con gesti quasi compulsivi.