Better Call Saul 3x01 "Mabel": la recensione

Jimmy e gli altri tornano nella prima puntata della terza stagione di Better Call Saul, che si conferma una grande serie

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Spoiler Alert
Mabel è un flash dal passato, un sogno a colori in un presente in bianco e nero, qualcosa che esplode nella routine come un'esclamazione che rompe il silenzio. Ed è anche il titolo del primo episodio della terza stagione di Better Call Saul, lo spin-off di Breaking Bad che torna sulla AMC e che viene distribuito in Italia da Netflix in contemporanea. Poco da dire sulla qualità dello show al momento, e probabilmente sarà così anche per le prossime settimane. Basta un'inquadratura per definire l'universo di Vince Gilligan, e la serie su Saul Goodman viaggia ormai serenamente su quei livelli che, se non le fanno raggiungere la serie madre, quantomeno la pongono tra le migliori serie in onda al momento.

Si riparte dai cliffhanger dello scorso anno. Da Chuck che registra di nascosto la confessione di Jimmy sulla manipolazione dei documenti per favorire Kim, e da Mike che scopre un biglietto sulla macchina. La confessione di Jimmy è insufficiente in tribunale, e allora si torna a motivazioni personali, a quel sottile legame di amore e odio tra fratelli che è il motore emotivo della storia, se quello narrativo rimane la genesi di Saul Goodman. Si vive nell'ombra del passato, di complicità passate, di frasi non dette, di vecchi ricordi ripescati a sorpresa.

E come sempre Jimmy è il personaggio frazionato ai nostri occhi, diviso tra ciò che era, ciò che sarebbe stato in Breaking Bad, e ciò che lo vediamo essere nei flash in bianco e nero che lo vedono, distaccato e metodico, in un lavoro molto lontano dal suo passato. La scrittura gioca sui piccoli momenti, riesce a rendere un gesto, una parola, oltre il loro valore intrinseco, giocando non su semplici riferimenti ma sulla nostra consapevolezza di ciò che i personaggi sono, o meglio erano. Far arrestare un ladro è una costrizione, gridargli di cercarsi un avvocato è una liberazione.

E sui piccoli gesti è costruito tutta la bellissima storyline di Mike. Che conterrà poche parole, pochi momenti esplicitamente chiari (si ricostruisce tutto con un po' di fatica), ma che ha la potenza ipnotica delle belle immagini compiute dai bei personaggi. Piccoli gesti, come Kim che nel redigere l'accordo della Mesa Verde cancella e riscrive la punteggiatura con gesti quasi compulsivi.

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