Better Call Saul 6x01, 6x02: la recensione della premiere dell'ultima stagione

I primi due episodi di Better Call Saul 6 promettono una conclusione all'altezza dell'eccellente qualità a cui siamo stati abituati

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L'inizio della fine, la fine dell'inizio

Ogni stagione di Better Call Saul si è aperta con un flashforward in bianco e nero in cui ci veniva mostrata la vita del personaggio interpretato da Bob Odenkirk dopo i fatti raccontati in Breaking Bad, dopo la sua fuga da Albuquerque, costretto a ripartire da zero con una nuova identità, quella di Gene, manager di un negozio di dolci in un centro commerciale in Nebraska. Lo schema si interrompe all'inizio di Vino e rose (il titolo del primo episodio di questa sesta e ultima stagione, andato in onda insieme al secondo, intitolato Il bastone e la carota), quando una cascata di cravatte variopinte al rallentatore, dopo pochi secondi, riacquista i suoi colori originali: quello che ci viene mostrato è un flashforward, ma invece di riportarci a Gene/Saul ci mostra il momento in cui le autorità confiscano i beni nella lussuosa villa dell'avvocato datosi alla macchia: un'occhiata inedita a quella che, di fatto, era diventata la vita di Saul Goodman alla fine della parabola raccontata nella serie della quale è protagonista, fatta di eccessi e ricchezza, di gabinetti dorati e oggetti di lusso. Prima ancora di essere costretto a diventare Gene, prima che il suo cartonato finisse a galleggiare nella piscina della sua villa prima e nell'immondizia dopo, James McGill era diventato Saul Goodman. E ormai, manca da raccontare solo l'ultimo tassello della sua ascesa.

Scontro finale

Come ogni premiere che si rispetti, riprendendo la narrazione esattamente da dove l'avevamo lasciata ben due anni fa, l'inizio della sesta stagione (che, ricordiamo, andrà in onda con un episodio alla settimana in due parti: la prima di sette puntate fino al 23 maggio, la seconda di sei a partire dall'11 luglio) della serie creata da Vince Gilligan e Peter Gould mette i vari pezzi al loro posto sulla scacchiera. È ovvio che lo scontro tra Gus Fring e Lalo Salamanca sarà la trama portante delle prossime puntate: il primo ha cercato di fare fuori il suo avversario con la collaborazione di Nacho Varga, ma il secondo è riuscito a sopravvivere all'agguato nella sua residenza in Messico e, dopo aver ucciso un uomo e aver usato il suo cadavere per fingersi morto, è pronto a vendicarsi di Fring. Parte in direzione del confine con gli Stati Uniti, ma a fermarlo è suo zio Hector, che gli chiede di non intervenire se non in possesso di prove contro il loro avversario. Questo costringe Lalo a tornare indietro, mentre è lo stesso Hector a far capire al proprietario di Los Pollos Hermanos, offrendogli una stretta di mano inusuale per le sue abitudini, che suo nipote è ancora vivo e che il loro conflitto non si è concluso. Questa consapevolezza sembra incrinare la solita freddezza calcolatrice di Fring, al punto che anche Mike Ehrmantraut si trova in difficoltà a gestire il suo capo quando gli chiede di pensare a Nacho e al rispetto che merita dopo la missione che ha compiuto in Messico.

In fuga

La fuga di Nacho dalla villa di Lalo, una corsa lunga chilometri che si conclude a un motel dal quale dovrebbe essere recuperato in poche ore, rappresenta sia la parte meno ricca narrativamente delle due puntate che quella più intensa e concitata, grazie a una crescente tensione e alla bravura di Michael Mando nei panni di Nacho, in grado di giocare egregiamente tanto con i silenzi e i momenti di attesa quanto con i momenti che lo vedono costretto a usare la violenza contro gli uomini del cartello (tra i quali Leonel e Marco Salamanca, i Gemelli) che sono sulle sue tracce. Nella guerra tra i Salamanca e Fring, Nacho rischia di essere una scheggia impazzita il cui ruolo potrebbe essere decisivo.

Una tragedia imminente?

Infine, c'è lui. Saul Goodman, il fu Jimmy McGill, intenzionato a dedicare tutte le sue forze al piano per rovinare il suo ex capo Howard Hamlin. Per cercare di screditarlo agli occhi di Clifford Main, il prestigioso avvocato amico di Howard, Saul prima si intrufola al country club dove i due giocano a golf per nascondere della (finta) droga nell'armadietto di Howard, poi si reca nello studio di Main per parlargli dei problemi con gli stupefacenti del suo amico e, infine, coinvolge nel suo piano i Kettleman, in passato suoi clienti (apparsi nella prima stagione della serie), convincendoli di avere la possibilità di fare causa a Howard delegittimandolo ancora di più. Tutto questo, con l'aiuto sempre più convinto e accanito di Kim Wexler, sua moglie, la cui trasformazione sembra preoccupare non poco Saul/Jimmy (basti pensare a come, all'inizio della prima puntata, egli, sdraiato nel suo letto, ripensi costernato al dialogo avuto con la donna nell'ultima puntata della quinta stagione). Quello che sarà il destino di Kim, lanciata pericolosamente su una china molto ripida e pericolosa, sarà il grande interrogativo al quale questa ultima stagione dovrà dare una risposta. Mentre il Saul Goodman di Better Call Saul è sempre più vicino a concludere la sua trasformazione nel personaggio che abbiamo imparato a conoscere in Breaking Bad, quello che ancora dobbiamo scoprire è quale sia stato il costo del compimento del suo destino.

Questi primi due episodi rappresentano un esordio che promette una conclusione all'altezza dell'eccellente qualità a cui Gilligan & Co. ci hanno abituato ormai da anni, con un'attenzione ai dettagli e alla costruzione dei personaggi e alle dinamiche che li vedono coinvolti che, stagione dopo stagione, hanno dimostrato che il titolo di "spin-off di Breaking Bad" non ha rappresentato un limite creativo ma l'occasione perfetta per ampliare un bellissimo universo narrativo entrato ormai nell'immaginario collettivo.

Potete seguire tutti gli aggiornamenti su Better Call Saul nella nostra scheda.

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